ADVST
Costume e SocietàLetteratura

La folle corsa verso l’ospedale

Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

«È il morso dell’aspide»rispose Salvatore.«Madonna mia santa!» esclamò donna Elena.
Mastro Filippo aveva conosciuto la moglie in discoteca, i due simpatizzarono subito e una volta sposati si trasferirono in Calabria.
Nonostante la donna avesse superato i cinquant’anni, conservava ancora l’aspetto giovanile, gli stessi capelli erano di un colore intenso come l’oro. La donna, in Calabria, si trovò a suo agio e non sentì per nulla la mancanza della sua città.
«Per la miseria, adesso che facciamo?» domandò Rocco.
Il volto del nipote aveva assunto i colori dell’arcobaleno e non sapendo cosa fare, incominciò a passeggiare animosamente per la stanza.
L’aspide è un serpente di lunghezza al massimo di 94 cm, (mediamente sui 60-65 cm.), presenta testa più o meno distinta dal collo, con l’apice del muso leggermente rivolto all’insù, e occhi di dimensione media con la pupilla verticale ellittica. La coda è nettamente distinta dal corpo, caratteristica tipica della vipera e che la differenzia, tra le altre cose, dagli innocui colubridi.
La colorazione varia secondo l’individuo dal grigio chiaro al marrone-rossiccio, e concede la possibilità al rettile di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Anche il disegno dorsale cambia da soggetto a soggetto, con strisce a zig-zag, macchiette separate o colorazione quasi uniforme. L’aspetto generale è più tozzo che negli altri serpenti a causa delle piccole dimensioni e della coda molto corta.
Il veleno è prodotto da speciali ghiandole velenifere poste in fondo al palato e inoculato attraverso i denti del veleno, cavi al loro interno. Come le altre tre specie di viperidi presenti in Italia, la Vipera aspis è ovovivipara; nascono da 6 a 8 piccoli di 15-20 cm, che sono autosufficienti e possiedono già ghiandole velenifere. Le vipere possono raggiungere anche i vent’anni di vita.
Rocco chiese allo zio: «Che cosa facciamo? Chiamo il medico?»«Quale medico?! Bisogna andare all’ospedale!» rispose Marco.
Rivolgendosi a mastro Filippo, Marco disse: «Vi è andata bene perché avete un fisico sano. Se non fosse per questo, adesso non sareste qui, ma nel mondo dei giusti.»
Rocco guardava lo zio in attesa di ricevere ordini. Mastro Filippo fece un cenno con la testa e Rocco uscì di casa. Dopo nemmeno un minuto sentirono provenire da fuori il rumore dell’ape cinquecento.
Mastro Filippo chiese ai due discepoli di alzarlo. I due, con prontezza, presero il maestro dalle ascelle e lo sollevarono con forza e si avviarono, con il mal capitato, verso il portone d’ingresso. Lucia era abituata a vedere il padre in ottima salute, sicuro di sé in ogni occasione. In quella circostanza si rese conto della vulnerabilità della vita; una lacrima le solcò il volto e iniziò a singhiozzare.
La Signora Elena accompagnò il marito con la stessa apprensione con cui una madre porta il figlio dal medico.
Rocco, con l’ape, stava davanti al portone e lo scarico faceva sentire l’odore della miscela combusta. Appena vide lo zio sostenuto dai discepoli, Rocco ebbe un momento di smarrimento, ripresosi scese e andò incontro ai due, spinto dalla frenesia di fare presto.
«Dove lo mettiamo?»domandò Rocco.
«Credo che convenga sdraiarlo sul cassone» rispose Salvatore.
La moglie, velocemente, andò dentro casa e poco dopo uscì con una coperta e due cuscini. Lucia era come imbambolata, era andata nel pallone.
«Presto! Non stare lì impalata, dammi una mano a sistemare la coperta» disse la madre alla figlia.
La ragazza, non riuscendo più a controllarsi, passò dal singhiozzo al pianto.
Una volta adagiato mastro Filippo sull’ape, i due discepoli si sedettero a fianco mentre Rocco si mise al volante e inserì la prima marcia. La madre e la figlia, nel vedere andar via l’Ape, si misero a piangere.
L’ospedale si trovava a venticinque chilometri dal paese. Rocco sollecitò il motore dell’Ape mandandolo a manetta. Nel sentire i giri del motore andare alle stelle, Marco e Salvatore si guardarono preoccupati.
I due iniziarono a recitare il Pater Nostro, convinti che non sarebbero arrivati all’ospedale per il folle modo di guidare di Rocco.
Arrivati nei pressi del centro del paese, Rocco pigiò, con il pollice, il pulsante del clacson che prese a suonare all’impazzata.
Lo zio, nel sentire il baccano che il nipote faceva, disse: «Chi non ci ha visti, avrà modo di sentirci! Per la Madonna, doveva capitare a me una sventura del genere?»
«Tranquillo, mastro Filippo, può capitare a tutti essere morsi da una vipera
»rispose Marco.
«In tutta sincerità, la cosa che mi preoccupa di più è la cazzonagine di mio nipote.»
Nel sentire le parole di mastro Filippo, verrebbe naturale farsi una risata, ma, a conseguenza della folle guida di Rocco, il riso non lambì le labbra dei due passeggeri.
Alla fine del centro abitato, la strada era in discesa e piena di curve. Man mano che l’ape si allontanava dal paese, le case divennero sempre di meno. Malgrado la venuta meno del traffico, Rocco continuava a suonare per segnalare la presenza dell’ape in transito.

Foto: autoscout24.net

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button