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Costume e SocietàLetteratura

I viaggi dei Greci sulle coste Ioniche

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XVI - Facciamo un ulteriore passo in avanti nella collocazione temporale della fondazione dell’antica Locri, capiamo quali caratteristiche dovessero avere i fuggiaschi che la fondarono e perché dovremmo considerarla “gemellata” con l’antica Crotone e Siracusa.

Di Giuseppe Pellegrino

Per l’origine di Locri occorre non solo fare riferimento alle leggende dirette, ma anche incrociare le varie leggende (che poi hanno tutte un contenuto storico) per cercare di trovare una risposta, e il risultato è sorprendente. Se si incrocia la fondazione di Kroton con quella di Siracusa, stranamente, per la nascita di Locri, tutti i conti tornano, compreso quello per il quale Locri e Siracusa erano ritenute una sorta di poleis gemelle. Tornano sia i conti relativi alla data di fondazione, sia quelli della presenza siracusana a Locri, che lo storico e linguista Alfonso De Franciscis stima intorno al 30% di tutta la popolazione locrese, per come risulta dalle tabelle bronzee, delle quali si dovrà obbligatoriamente parlare più avanti.
Se poi si aggiunge la leggenda della fondazione di Taranto e la leggenda dei Partheni, anche le istituzioni locresi, per come descritte nella presente opera, hanno una logica stringente difficilmente smontabile.
Incrociare la leggenda della nascita di Kroton con quella di Siracusa e quella di Taranto, porterà a dei risultati estremamente illuminanti.
Occorre partire da Kroton. Tra gli ecisti, fondatori delle antiche colonie della Magna Grecia, il gobbo Miscello, acheo di famiglia nobile proveniente dall’isola di Ripe, è certamente la figura più interessante e bistrattata. La sua storia si lega alla fondazione dell’antica Kroton, avvenuta intorno al 709/710 a.C. sulle sponde del fiume Esaro, di cui lo stesso Miscello diviene ecista, cioè capo fondatore. La data anzidetta fa riferimento al momento della strutturazione effettiva della colonia diKroton, mentre i fatti relativi all’esplorazione dei luoghi sono databili almeno 10-20 anni prima.
La colonizzazione achea dell’Italia, partita nell’VIII secolo a.C. rispondeva a chiare esigenze di carattere sociale e politico. Ecco che si rendeva necessario favorire e finanziare spedizioni oltremare e nuove fondazioni. Ma la leggenda vuole che Apollo, per bocca della Pizia, ordinasse Miscello di circoscrivere i luoghi indicati che si collocavano tra la Sacra Krimisa e il Promontorio Lacinio.
La sua missione era in una fase avanzata, tanto che aveva, per così dire, parcheggiato il suo popolo in zona italiota. Il suo popolo era fermo ad aspettare il suo condottiero nei dintorni di Capo Zeffirio, in Calabria.
Le date cominciano a collidere. Se Siracusa fu fondata nel 733 a.C., Kroton ebbe i suoi primi natali in quello stesso anno. La data del 710 a.C. fa riferimento all’insediamento finale, non all’arrivo degli Achei al promontorio iapigio.
Era proprio mentre i Siracusani aspettavano di fare l’ultimo imbarco che, dal mare, apparvero numerose navi dirette verso il promontorio di Zeffirio. Quante? non meno di cento. Se una galea del 1600 era in grado di portare non più di 300/350 persone, una nave greca non più di duecento. Una popolazione non superiore a duemila persone. Per ragioni che poi saranno chiarite i capifamiglia erano molto meno di mille (kyloi),all’incirca intorno ai 300-400.
A Zeffirio non erano capitati per caso. Di certo sapevano della missione dell’ecista Archia; come pure sapevano che quel luogo era provvisorio per i siracusani; sapevano, infine, che si trattava di Dorici, e che quel luogo dalla Pizia non era stato destinato a ospitare alcuna colonia.
Li guidava, si dice, un certo Evanto. Del comandante non si sa altro, forse perché non era un comandante e forse perché, con il nome di Evanto, si indicava colui che indicava la rotta, se è vero che il suo nome deriva dal verbo eimì, guidare. Girolamo Marafioti sostiene che a comandarli fosse una donna, la regina Nariti. Se la storia che segue è vera (ed è vera), Girolamo Marafioti aveva ragione. Delle tracce della Regina vi sono ancora residui a Kramatia, in agro di Bianco, oggi denominato anche Sant’Anna, il luogo dove sono sbarcati i locresi. Un fondo in particolare si chiama Naricia, che significa terra di Nariti. Era, in definitiva, gente in fuga. Perché fuggivano dalla madre patria, ossia da Locri Opunzia. Anche Orazio Lupis è della stessa opinione. Il buon prete ricorda a tutti Virgilio, laddove sembra identificare nei narycii i locresi, così indicando il luogo in cui si fermarono: “Hic narycii posuerunt moenia Locri?”Sempre il buon prete di Martone ci ricorda Ovidio, che chiama Locri Naricia quando indica un insieme di poleis:“Lametunque legit, Caulonaque, Nariciamque, Evincitque fretum.”È lo stesso prete a evidenziare, comunque, che di quei luoghi Ovidio non dovesse avere una grande conoscenza, se sposta sullo Jonio città come Lametia, che si trovava e si trova sul Tirreno.
Ciò che vale per la nascita delle colonie della Magna Grecia non ha alcuna attinenza con Locri Epizephiri. La presenza della regina Nariti è la risposta indiretta della presenza delle Donne delle Cento Case (se mai fu reale), delle quali si parlerà approfonditamente nei prossimi appuntamenti. Perché il Matriarcato a Locri è stata una realtà documentata da molti, in particolare da Polibio (che ci parla proprio di madrilinearità).

Foto: it.ign.com

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