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Costume e SocietàLetteratura

Le istituzioni ateniesi

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XXXIV - Concluso il discorso relativo alle forme di governo spartano, è il momento di parlare di quelle in vigore invece presso la rivale Atene, dove la realtà sociale era assai diversa in ogni singolo particolare e, di conseguenza, anche gli organi decisionali seguivano percorsi differenti…

Di Giuseppe Pellegrino

Ad Atene vi era una Assemblea Popolare, chiamata Ekklesia alla quale tutti i maschi adulti avevano la possibilità di parlare e votare. Al tempo di Demostene si riuniva quaranta volte l’anno, sulla Pnice, e doveva avere un quorum minimo di 6.000 cittadini. L’assemblea votava per alzata di mano sull’elezione dei magistrati, sui trattati con gli altri stati e su tutte le questioni importanti di politica interna. Veniva convocata dai prytanèis e presieduta dai proedroi e poteva discutere solo su questioni che erano state esaminate dal Consiglio dei cinquecento.
È bene, per evitare qualche equivoco, chiarire che la parola Ekklesia era sinonimo di Dèmos, tanto che tutti i decreti iniziavano nel modo seguente: “edoxe toi demoi”,“è stato deciso dal popolo”. Certo, una distinzione linguistica tra i due termini c’era: Dèmos stava a indicare il popolo tutto, Ekklesia solo i cittadini che erano abilitati a votare.
Vi era anche la Ekklesia Kyria, alla quale erano delegate le questioni più importanti. Si teneva a ogni Pritania; ossia in media ogni 29-30 giorni. Negli anni bisestili ogni 36 o 35 giorni, 39 giorni allorché i Pritani agivano in qualità di comitato esecutivo del Consiglio dei cinquecento.
Originariamente i lavori della Ekklesia si tenevano nell’Agorà o nel liceo. La Pnice, costruita dopo il 460 a.C. venne usata solo dopo la riforma di Efialte. È una collina situata a circa 400 metri a sud-est dell’Agorà di Atene.
Il diritto di partecipare all’Assemblea era riservato ai cittadini maschi adulti, che erano iscritti nelle pinax ekklesiastikos di uno dei 139 Demi. Sembra che solo dopo il 338 a.C. la maturità si raggiungeva all’età di vent’anni, dopo il servizio militare. Esclusi, ovviamente, le donne, i meteci e gli schiavi. Ma anche chi perdeva i diritti di cittadinanza. L’accesso all’Assemblea era controllato dai Lexiarchoi in numero di sei. Dopo Demostene erano trenta, tre per ognuna delle dieci tribù.
L’accesso abusivo all’Assemblea veniva punito con un giudizio immediato di tutta l’Assemblea, che non raramente portava alla morte. Gli stranieri potevano assistere, ma in piedi.
La durata dell’Assemblea non poteva superare il giorno. Convocata all’alba finiva la sera e i cittadini erano seduti su panche, cuscini portati da casa, o altro.
L’Assemblea poteva decidere solo questioni poste dai Prytaneis, che le approvava con un decreto preliminare. La regola del probouleuma.
L’Ekklesia votava per alzata di mano e solo per questioni particolari, come per la concessione della cittadinanza, si esprimeva con voto segreto.
L’esistenza di ripetute e continue Assemblee aveva determinato una disaffezione alla partecipazione dell’Assemblea fino a che sembra non vi sia stata una partecipazione superiore a 5.000 persone. Mogens Herman Hansen ritiene questo solo una maldicenza di Aristotele, che non amava la Democrazia. E tuttavia qualcosa di vero ci deve essere se fu stabilito un quorum minimo di 6.000 persone per la validità dell’Assemblea.
Il Consiglio dei cinquecento, invece,era composto da 50 cittadini per ciascuna delle dieci phylai. I phylai erano le tribù originarie di Atene. Prima di Clistene erano quattro, ognuna delle quali presieduta da un phylobasileus. Dopo Clistine, l’Attica fu divisa in dieci phylai. Ciascuna comprendeva tre trittie (ovvero la terza parte di una tribù) e, per tale ragione, era composta da cittadini della città e dei dintorni (Asty), della regione interna (mesogeios) e della costa (paralia).
I Phylai venivano sorteggiati per un anno fra i candidati nominati dai 139 Demi, ossia del distretto in cui era stato suddiviso il popolo da Clistene nel 507 a.C.
Il Consiglio si riuniva circa 250 volte l’anno, ossia per ogni giorno lavorativo nel Bouleterio, che si trovava sempre nei pressi dell’Agorà.

Foto: dattilioteca.it

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