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Attualità

Un nuovo Rinascimento

Ci siamo presi qualche ora per metabolizzare (e per smaltire i bagordi) ma, adesso che siamo finalmente a mente fredda, possiamo analizzare lucidamente tutte le implicazioni della vittoria della Nazionale di Calcio al campionato europeo. Un campionato viziato dalla pandemia e che, probabilmente, abbiamo vinto anche in virtù di un fortunoso rinvio che, se non ci fosse stato, avrebbe certamente comportato la presenza di una rosa di giocatori differente. I casi della vita, un Commissario Tecnico di talento e un gruppo coeso come non lo si vedeva da decenni ci hanno permesso, però, di realizzare il sogno di vincere per la seconda volta l’Europeo di Calcio dopo ben 53 anni, esattamente nel giorno del 39º anniversario della conquista della coppa del mondo del 1982.
Ma la vittoria degli Azzurri agli Europei arriva in un periodo storico in cui l’Italia, all’interno dell’Europa, fa parlare molto (e molto bene) di sé, un cambio di percezione che ci sta facendo dismettere i panni dei Calimero del Vecchio Continente, di quelli che possiedono un elenco infinito di potenzialità inespresse, per sostituirli invece con l’abito da sera di un’Italia che è in grado di raggiungere traguardi importanti con una facilità disarmante. Dai detentori di un made in Italy affascinante ma che, sotto sotto, sempre quelli di mafia, pizza e mandolino ci faceva restare, siamo diventati un gruppo omogeneo e compatto di persone che non dicono solo a parole di voler uscire dalla crisi e rilanciarsi, ma sono in grado di farlo con precisione svizzera, tempra tedesca e aplomb inglese. E questo non siamo noi a dirlo, troppo invischiati nella logica campanilistica dell’abbiamo il sole e il mare per esprimere un giudizio obiettivo, ma un influencer di spessore come Marco Montemagno, uno che ha fatto dell’analisi della società contemporanea il suo cavallo di battaglia e che, dalla sua dimora inglese, sa bene quale sia la percezione che gli stranieri abbiano di noi italiani.
L’inizio del cambiamento di percezione di cui parliamo è probabilmente arrivato con la determinazione con cui abbiamo affrontato le fasi iniziali della pandemia da Covid-19, non a caso, come vedremo, un vero e proprio spartiacque per questo cambio di prospettiva. Benché controverse, infatti, le contromisure alla pandemia prese dall’allora Premier Giuseppe Conte hanno fatto scuola in tutta Europa e sono state rispettate con maggior rigore di quanto non sia accaduto in tanti altri Paesi dell’Unione. La controversa crisi di Governo, poi, ha fatto salire al timone Mario Draghi, un professore stimatissimo in Europa, che ha saputo dirigere con oculata competenza la Banca Centrale Europea proprio nel periodo più nero della crisi economica di inizio secolo.
Il maggiore contributo a questo cambio di percezione, tuttavia, è derivato da eventi di costume concentratisi tutti i poche settimane: la vittoria dei Måneskin all’EuroVision Song Contest, il Sail Gran Prix organizzato a Taranto, il successo dell’italiano Khaby Lame su TikTok e, nella stessa giornata, le finali del torneo di Wimbledon e degli Europei di Calcio in cui l’Italia ha ricoperto il ruolo di protagonista.
Andando con ordine, i Måneskin hanno riportato il Bel Paese sul tetto musicale d’Europa e, grazie a questa vittoria, conquistato una popolarità internazionale come non era mai accaduto a nessun altro gruppo rock italiano. La regata del SailGP, passata colpevolmente sotto silenzio proprio nel nostro Paese, è stato invece un evento internazionale che la Città di Taranto è riuscita a organizzare in maniera eccezionale, riuscendo finalmente a far emergere, oltre fumi dell’Ilva, l’incanto del Mar Piccolo. Con i suoi video semplici e divertentissimi, Khaby Lame è divenuto uno dei tiktoker più seguiti (e imitati) al mondo, lanciando per di più un bellissimo messaggio di integrazione proprio in un periodo in cui il tema è particolarmente sentito a livello internazionale. L’impresa di Matteo Berrettini a Wimbledon, poi, benché non culminata con una vittoria contro quel mostro sacro di Novak Đoković, passerà comunque alla storia. Intanto perché, nel tennis, il nostro Paese non è riuscito spesso a concorrere ad alti livelli, in secondo luogo perché, non dobbiamo dimenticarlo, Berrettini è ancora giovanissimo, e conquistare una finale di Wimbledon in cui si fa sudare freddo anche solo per qualche istante il nº 1 al mondo non è impresa facile nemmeno per chi ha un paio di lustri di gioco in più.
In questi giorni, sui giornali, assistiamo a un gioco al rilancio relativo a quanti saranno decimali di Prodotto Interno Lordo in più che la vittoria dell’Italia all’Europeo dovrebbe farci conquistare. Non sappiamo quale delle tante previsioni si rivelerà corretta, ma vedere che qualcosa si muove dopo il periodo nero che abbiamo trascorso ci galvanizza, tanto più che, anche a livello territoriale, proprio in queste stesse settimane, abbiamo visto un fermento sociale e culturale che ci fa ben sperare. Solo per citare due manifestazioni da tenere d’occhio in tal senso, ci riferiamo a Locrian Department e alla prima produzione teatrale interamente realizzata a Portigliola, non a caso promosse entrambe dal Gruppo di Azione Locale Terre Locridee e inserite nel percorso verso Locride Capitale Italiana della Cultura 2025. Due eventi, interamente ideati e realizzati nel comprensorio che, per ragioni diverse, hanno aspirazioni (inter)nazionali e hanno già fatto ottimisticamente affermare a chi conosce l’indole locridea che il territorio ha finalmente la maturità necessaria ad affrontare questo tipo di sfide.
E chissà, allora, che quello che stiamo raccontando oggi non venga davvero percepito, in futuro, come un nuovo Rinascimento…

Foto di copertina: ilparmense.net

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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