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Costume e Società

Visioni del futuro in fondi di bottiglia

Di Mario Staglianò

Come sarà il nostro futuro? Secondo molte previsioni a dir poco terrificante; in soli due decenni la realtà in cui vivremo sarà probabilmente spaventosa. Ci aspetta un’era di algoritmi e di tecnologie avanzate che potrebbero vederci trasformati in super-umani con qualità divine.
Apocalittici o realisti? Esagerati e semplicemente pragmatici? Qualunque siano le conclusioni che si possono trarre da queste analisi, di certo il tema è di strettissima attualità e merita di essere affrontato.
Ciò che distingue noi dall’uomo di Neanderthal sono dei piccoli cambiamenti nel DNA. L’uomo di Neanderthal sapeva costruire solo coltelli di selce noi navicelle spaziali e bombe atomiche e questo, soltanto, per un cambiamento del DNA. Cosa succede se modifichiamo ulteriormente il nostro DNA? Nessuno lo sa. Da qui l’interesse per le biotecnologie. Nel caso più estremo possiamo associare le biotecnologie con l’intelligenza artificiale e, in questo modo, possiamo arrivare a costruire dei cyborg, qualcosa che sulla Terra non si è mai visto.
Per quattro miliardi di anni l’evoluzione della vita ha riguardato i composti organici, mentre ora siamo in grado di mettere a punto entità che, almeno in parte, non sono organiche. Facciamo due esempi di ciò che questo potrebbe significare. Ad esempio, negli esseri viventi, tutte le parti del corpo devono essere collegate insieme affinché il corpo funzioni; se dissocio la mano dal corpo portandola in un’altra stanza essa non funziona più, mentre in un cyborg no. È possibile collegare il cervello a dispositivi sparsi per la città e per il mondo; non c’è bisogno di stare nello stesso posto per poter funzionare e già oggi le persone sono un tutt’uno con lo smartphone o con il computer. Sempre più decisioni che riguardano la nostra vita vengono prese da questi dispositivi. Al momento siamo ancora fisicamente separati dai telefonini ma, tra trent’anni, il telefonino sarà collegato al nostro cervello attraverso sensori biometrici e sarà in grado di monitorare le funzioni del corpo e quelle del cervello costantemente. Saprà riconoscere i nostri desideri, le nostre sensazioni e le nostre emozioni anche meglio di noi stessi, prendendo sempre più decisioni al posto nostro che si tratti di salute, di lavoro o di relazioni sentimentali o relativamente a cosa studiare, dove lavorare o con chi uscire. Faremo sempre più affidamento sui computer, sui loro algoritmi che diventeranno parte di noi per prendere una decisione. La domande è: chi li controllerà? Il computer che decide della mia vita è controllato da me o è controllato da Google, da Apple o dal Governo?
L’intelligenza artificiale e l’automazione creeranno una classe globale inutile. Proprio come la Rivoluzione Industriale ha creato la classe operaia, l’automazione potrebbe creare una classe globale inutile e la storia politica e sociale dei prossimi decenni ruoterà attorno alle speranze e alle paure di questa nuova classe. Le tecnologie dirompenti, che hanno contribuito a portare enormi progressi, potrebbero essere disastrose se sfuggono di mano.
Ogni tecnologia ha un potenziale buono e uno cattivo. La guerra nucleare è ovviamente terribile. Nessuno la vuole. La domanda da porsi è come prevenirla. Con la tecnologia dirompente il pericolo è decisamente maggiore, perché ha un potenziale incredibile. Ci sono molte forze che ci spingono sempre più velocemente a sviluppare queste tecnologie ed è molto difficile sapere in anticipo quali saranno le conseguenze in termini di comunità, di relazioni con le persone e di politica.

Le nuove tecnologie potrebbero cambiare la democrazia e perfino il nostro senso di sé

La combinazione di biotech e tecnologie dell’informazione potrebbe raggiungere un punto in cui crea sistemi e algoritmi che ci capiscono meglio di quanto comprendiamo noi stessi. Nel momento in cui hai un qualcuno di esterno che ti capisce meglio di quanto tu ti capisca, la democrazia liberale come la conosciamo da un secolo a questa parte è condannata.
La democrazia liberale confida nei sentimenti degli esseri umani e questo ha funzionato fino al momento in cui nessuno ha potuto capire i tuoi sentimenti meglio di te stesso o di tua madre. Ma se c’è un algoritmo che ti capisce meglio di tua madre e di te stesso, allora la democrazia liberale diventerà simile a uno spettacolo di marionette. Cosa succede se il tuo cuore è gestito da un agente straniero, un doppio agente che serve qualcun altro, che sa come premere i tuoi pulsanti emotivi, farti arrabbiare, renderti audace o felice? Questo è il tipo di minaccia che sta iniziando a emergere oggi, per esempio in occasione delle elezioni e dei referendum.

La tecnologia sarà un nuovo strumento per la discriminazione individuale

Nel 20º secolo la discriminazione fu usata contro interi gruppi basati su vari pregiudizi. Era tuttavia risolvibile perché tali pregiudizi non erano veri e le vittime potevano unirsi e agire politicamente, ma nei prossimi anni e decenni dovremo affrontare la discriminazione individuale e potrebbe essere basata su una buona valutazione relativa a chi sei.
Se gli algoritmi impiegati da un’azienda cercano il tuo profilo Facebook o il tuo DNA esaminando la scuola e il percorso professionale, potrebbero capire con precisione chi sei. Non sarai in grado di fare nulla per questa discriminazione, prima di tutto perché sei soltanto tu . Non discriminano il tuo essere perché sei ebreo o gay, ma perché sei te stesso. E la cosa peggiore è che sarà vero. Sembra divertente, ma è terribile.
Uno dei rischi maggiori che corriamo è l’emergere di un nuovo tipo di disuguaglianza. In passato la disuguaglianza era soprattutto economica e politica; c’era chi aveva molti soldi e molto potere politico e c’era chi non aveva né l’uno e né l’altro ,tuttavia le persone erano le stesse. Dal punto di vista biologico non c’era differenza tra l’aristocrazia e la massa dato che, entrambi, avevano le stesse abilità fisiche e mentali. Il rischio è che nel XXI secolo la diseguaglianza economica si traduca in disuguaglianza biologica. Avremo a disposizione la tecnologia per cominciare a cambiare e migliorare la mente e il corpo umano e, a quel punto, i ricchi potrebbero progredire fino a diventare biologicamente diversi rispetto alla massa della popolazione. La specie umana si dividerebbe, così, in due diverse classi biologiche. Acquisendo delle capacità divine, sia di creazione sia di distruzione, il pericolo è che non sapremo gestire questo enorme potere non dando vita a un superuomo, bensì a una creatura non migliore di noi, ma di gran lunga peggiore. Saremo si delle divinità, ma irresponsabili e insoddisfatte.

Il tempo sta accelerando

Ci sono voluti secoli, anche migliaia di anni per raccogliere i frutti delle decisioni prese dai nostri antenati, ad esempio la coltivazione del grano che ha portato alla rivoluzione agricola. Oggi non è più così:il tempo sta accelerando. Il lungo periodo potrebbe non essere più definito in secoli o millenni, bensì in termini di 20 anni. È la prima volta nella storia in cui non avremo idea di come sarà la società umana fra un paio di decenni.
Siamo in una situazione senza precedenti nella storia, nel senso che nessuno sa come sarà il mondo tra 20 o 30 anni. Non solo i fondamenti della geopolitica ma come sarebbe il mercato del lavoro, il tipo di competenze che le persone dovranno avere, quali saranno le strutture familiari e le relazioni di genere. Ciò significa che, per la prima volta nella storia, non abbiamo idea di cosa insegnare nelle scuole.
Di fatto i leader e i partiti politici sono ancora bloccati nel 20º secolo, nelle battaglie ideologiche che contrappongono la destra alla sinistra, il capitalismo al socialismo. Non hanno nemmeno idee realistiche su come si presenterà il mercato del lavoro in soli due decenni, perché non possono vedere. Invece di formulare visioni significative per il futuro dell’umanità nel 2050, essi riconfezionano le fantasie nostalgiche del passato e c’è una sorta di competizione di chi riesce a guardare più indietro. Donald Trump voleva tornare agli anni ‘50, Vladimir Putin vuole tornare fondamentalmente all’impero zarista e lo Stato Islamico all’Arabia del settimo secolo. Si ha una visione a lungo termine all’incontrario.
Negli anni ‘90 si pensava che la grande battaglia ideologica del XX secolo fosse stata vinta dalla democrazia liberale e dal capitalismo del libero mercato ma questo appare, tuttavia, assai ingenuo, oggi. Il momento in cui ci troviamo ora è di estremo disinganno e di sconcerto, perché non abbiamo idea di dove andranno le cose da qui in poi. È molto importante essere consapevoli del lato negativo, degli scenari pericolosi delle nuove tecnologie.
Le corporazioni, gli ingegneri, le persone nei laboratori si concentrano naturalmente sugli enormi benefici che queste tecnologie potrebbero portarci. Spetta agli storici, ai filosofi e ai sociologi pensare ai modi in cui le cose potrebbero andare.
Per agire bene non basta avere dei buoni valori. Bisogna capire le catene di cause ed effetti. Rubare, per esempio, è diventato complicato nel mondo odierno. Nei tempi biblici se stavi rubando eri consapevole delle tue azioni e delle conseguenze sulla vittima. Oggi il furto potrebbe comportare investimenti – anche involontari – in una società molto redditizia ma non etica; una società che danneggia l’ambiente e impiega un esercito di avvocati e lobbisti per proteggersi da azioni legali e regolamenti. Sono colpevole di aver rubato un fiume? Anche se ne sono a conoscenza, non so come la società guadagna i suoi soldi. Mi ci vorranno mesi e persino anni per scoprire cosa stanno facendo con i miei soldi. E durante quel periodo sarò colpevole di così tanti crimini di cui in realtà non so nulla.
ll problema è capire le catene estremamente complicate di causa ed effetto nel mondo. La paura è che l’homo sapiens non sia solo all’altezza, dato che abbiamo creato un mondo così complicato che non siamo più in grado di dare un senso a ciò che sta accadendo.

Foto: primochef.it

Redazione

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