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Dalle leggi micenee alle leggi locresi

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri LIII - Cercata di ricostruire la veridicità storica della figura di Zaleuco, resta da sciogliere il nodo relativo a quale sia l’ispirazione per la formulazione delle leggi che avrebbero regolamentato la vita di Locri. Un’analisi accurata e la ricostruzione storica effettuata dagli esperti ci spiegano perché quel tipo di legislazione avesse un sapore miceneo.

Di Giuseppe Pellegrino

Vi è qualcuno esperto nel mondo del diritto che si è reso conto della importanza di Zaleuco, del quale, letteralmente, di dice:

Eforo attribuisce al legislatore di Locri Epizefiri, la statuizione di pene fisse e predeterminate per diversi tipi di reato”.

L’affermazione, che pure viene da un docente di grande levatura di Diritto Greco della Statale di Milano, non trova prosieguo, eppure è densa di grandi prospettive. Per il resto, grande sconsolazione. Non si nega di avere fatto ricerche anche tra le moderne pubblicazioni sulle legislazioni antiche e, in modo particolare, sulle legislazioni greche e magno greche, anche di natura strettamente scientifiche, in relazione alla figura di Zaleuco e di avere trovato sempre la stessa risposta in due righe: “trattasi di legislatore vissuto forse a Locri Epizefiri, le cui leggi draconiane sono da collocare tra quelle arcaiche.”
Tali conclusioni non sono accettabili, soprattutto al riferimento errato di draconiane (Dracone, è pacifico, fu discepolo di Zaleuco e, in ogni caso, visse in epoca successiva). Resta, dunque, da capire da quale fonte Zaleuco abbia trovato ispirazione per le sue leggi. Certamente, Licurgo (rectius: sulla tradizione spartana) e la legislazione spartana in genere hanno avuto un’influenza notevole. Ma sull’esistenza di Licurgo ormai nessuno scommetterebbe un talento, essendo ormai pacifico che dietro questo nome mitico (Lukurgos, significa Generatore di Luce) si nasconde un’antica tradizione legislativa dorico-micenea-spartana, raccolta nel tempo in un sistema organico di leggi e istituzioni. Ma questa osservazione può e deve essere l’inizio di una ricerca. Le leggi spartane attribuite a Licurgo sono di origine Micenea.
Di Micene hanno però il carattere più strettamente autoritario e aristocratico, nell’accezione del termine usato oggi, perché, si ricorda, per Aristotele con tale termine indicava una classe media.
Da questa considerazione occorre attirare l’attenzione sulla Legislazione di Gortina che, fino all’epoca di Zaleuco, era narrata con tradizione orale, e che ha avuto una grande influenza, tanto che, successivamente, sui muri della polis sono state scritte le leggi che, lette, mostrano una grande assonanza con la Legislazione Locrese. Può, in verità, essere successo il contrario visto che le leggi scritte di Gortina, che avevano una tradizione antica, sui muri però sono state scritte oltre duecento anni dopo quelli locresi. Tuttavia l’autore condivide l’impostazione fatta da qualche giurista (dei quali si accennerà compiutamente) che tra le norme scritte sui muri occorre distinguere tra norme antiche; norme antiche riformate; e norme nuove attuali al tempo.
È pure attendibile Aristotele quando dice che l’ispirazione nello scrivere le leggi locresi a Zaleuco sia avvenuta da quelle cretesi tramite Taleta di Creta, amico di Onomacrito di Locri, che era stato istruito nell’arte legislativa presso l’isola. Ma depone al contrario la difficile collocazione all’epoca di Zaleuco di Onomacrito, ma soprattutto il fatto che Taleta, Cretese del VII secolo a.C., era poeta e musico, esperto nella composizione di iporchemi. Il tutto può essere spiegato però con un errore di trascrizione nel tempo da parte degli scribi, ossia che il riferimento sia a Senocrito, grande viaggiatore, anch’egli poeta e musico, esperto nella composizione degli iporchemi e che risulta uno dei protagonisti del primo romanzo La legge è uguale per tutti. Della grande opera del poeta locrese, non restano purtroppo che due versi senza senso.
Si aggiunga che l’influenza di Micene sul mondo greco ebbe un input notevole a causa della lingua. Gli storici che si occupano della nascita e dell’evoluzione della lingua, nello specifico ritengono che i primi contatti tra Fenici e Greci siano avvenuti a Creta. Tanto che viene sottolineata la maggior somiglianza dell’alfabeto cretese con quello fenicio, in quanto non solo la scrittura va da destra verso sinistra, ma usa anche le barre di separazione tra le parole, come era anche in uso nelle scritture semitiche settentrionali, ma non in tutte le scritture greche.
Da qui, consegue la conclusione che furono i Micenei a diffondere la lingua e con la lingua la loro cultura e con la cultura le loro leggi. Si spiega così l’influenza micenea in tutte le legislazioni greche, da Sparta ad Atene, fino a (o soprattutto) a Locri. I contatti Fenicio-Cretesi-Giudaici supportano anche l’origine semitica-micenea delle leggi locresi. Ma per Locri, occorre aggiungere di più. All’arrivo dei fuggiaschi vi era già un substrato di normativa micenea. Tutti gli autori greci di età storica sono univocamente d’accordo sulle frequentazioni elleniche e anche micenee nel Mediterraneo occidentale, soprattutto, dice il Ettore Maria De Juliis, nell’Italia (leggi in Calabria) “in una lontana età eroica”. Aggiunge ancora lo storico che occorre distinguere tra frequentazione micenea e colonizzazione, perché quella micenea è una occupazione (rectius: un0influenza) di tipo culturale che ha avuto come obiettivi l’Italia meridionale e la Sicilia.

Foto: everyeye.it

Redazione

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