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Costume e Società

Turi Futia: coraggio, metodo e lucidità

Di Rosario Scarfò

Oggi ricorre l’anniversario della morte di Salvatore Futia. Sarà celebrata una messa in suo ricordo presso la Cattedrale di Locri anche perché il vuoto che ha lasciato certamente è notevole, non soltanto per i suoi cari, ma per il nostro intero comprensorio.
Scrivendo del Professore, nel febbraio del corrente anno, abbiamo fatto riferimento a una serie di suoi testi. Oggi proveremo a ricostruire una parte del suo pensiero, rileggendo il libro su Monsignor Pacifico Perantoni, Un Vescovo al rogo, scritto certamente difficile, delicato, composto al fine di ristabilire verità manipolate e deviate, un testo che ha avuto anche risvolti di tipo giudiziario, fattore che la dice lunga sul suo carattere e la sua sagacia.
Chi avrebbe mai immaginato che un uomo, definito non credente (e, a tal proposito, molti dubbi sorgono), si sarebbe schierato – come al solito – contro l’intera classe dirigente locale dell’epoca, pur di fare chiarezza sugli anni ’50 locresi? E, in effetti, con il metodo dell’affannosa e caparbia ricerca e in mezzo a tante difficoltà, Futia ha scritto e ha contribuito a restituire al Vescovo Perantoni moralità e rettitudine. Trattasi della vicenda forse più sofferta in Locri, la più complessa, quella che ha coinvolto e ha arrecato il maggior disagio nella comunità intera locale, essendosi mescolate fantasie poco razionali, etica, morale, costumi, campanilismi, politica, economia, criminalità organizzata, giungendo a intrecciarsi interventi della stampa nazionale e accuse di interventismo politico (il suo episcopato venne definito una Monarchia partecipativa) sino al non ultimo promoveatur ut amoveatur, che avrebbe anche caratterizzato i successivi allontanamenti da Locri.
Rileggere questo testo, che ha visto – come altri – la prefazione dell’egualmente compianto suo caro amico Aldo Guerrieri, ci consente di comprendere non soltanto l’annosa vicenda indicata ma anche tratti e momenti della sua vita, dal grande rapporto amicale che ebbe a instaurarsi tra il Vescovo Perantoni e il giovanissimo Salvatore , i di lui consigli, i dialoghi per la prosecuzione degli studi liceali e universitari, la grande sincerità tra i due e il rimpianto, vivo in noi, per aver compreso oggi quanti altri libri il nostro conterraneo avrebbe voluto e potuto scrivere, compresa la risposta alle accuse a Perantoni di Vescovo Rosso, affibbiategli ingenerosamente da un giornalista de Il Borghese nel 1961, che però, qualche anno dopo, ebbe a fornire, unitamente al direttore dell’epoca, le scuse al prelato veneto.
Ma riecco il suo spirito, risalendo dalla oramai sua nota tragica trilogia greca (Martiri di Gerace, Officine Meccaniche Calabresi e Perantoni):

In tutte e tre le vicende si è ripetutamente ricomposto il partito dei congiuratori pavidi di ogni benché minimo cambiamento della nostra società… E la storia continua, ora come allora. Ho interpellato ben 15 camerieri (sì, camerieri) locresi non segreti di Perantoni, per avere contributi a questo lavoro: ognuno di loro, con ammiccamenti, mi ha suggerito di rivolgermi agli altri 14. Noi locresi siamo fatti così!

Con tutto il rispetto per la cultura greca e magnogreca, con tutto il rispetto per il vernacolo e i vernacolieri, massima stima per i cultori della cultura della fuga dal reale, Turi (permettetecelo), ci piaceva per questo, verace, serio, caparbio, arrabbiato, tragico e a fasi alterne ottimista e pessimista, ci ha insegnato a leggere l’ABC dei segmenti della nostra vita e della nostra storia, a non essere marginali e periferici, ma centrali e coinvolti nel contesto nazionale, a dialogare anche su fronti diversi e con potenziali avversari pur di avviare un processo di cambiamento e ripresa, orgogliosamente ricercatori di verità e lealmente locresi, anche quando la realtà ci fa male.
E infine, cosa avrebbe detto e pensato delle ultime vicende circondariali? Come avrebbe reagito agli stupefacenti attacchi contro Locri da parte di alcune élite di questi giorni o alla rottura dello stabile asse comunale sul fronte regionale? E, di fronte all’arroganza odierna, si apprezza ancor di più la sua umiltà, a pagina 10 del testo sbottava infatti così:

Altri più capaci e preparati di me avrebbero potuto e dovuto trattare l’argomento per quello che l’episcopato di Monsignor Perantoni ha rappresentato per Locri e per la Locride, lasciando stare i Bronzi, gli scavi, la Persefone e argomenti affini, perché quando Bisanzio viene assalita ed occupata dai Turchi, i dotti non devono discutere del sesso degli angeli!

Oggi il nostro pensiero va a Turi Futia!

Redazione

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