Tutela dell’imputato assolto: «Una questione di dignità»
Nella seduta pomeridiana della Camera dei Deputati svoltasi ieri, è stato al centro del dibattito l’ordine del giorno, a prima firma di Enrico Costa, in merito alle attribuzioni del Garante della privacy a tutela dell’imputato assolto o dell’indagato prosciolto che sia stato sottoposto a modalità informative aggressive all’avvio del procedimento penale.
In questo contesto, il parlamentare di Coraggio Italia originario di Locri Felice Maurizio D’Ettore è stato autore di due interventi molto incisivi a sostegno dell’argomento in discussione, sostenendo si trattasse di una «questione di tutela dei valori della persona.»
«Mi viene in mente – ha proseguito D’Ettore, – un sindaco calabrese, quello di Marina di Gioiosa Ionica, che ha fatto addirittura anni di carcerazione preventiva e nessuno, se non qualche giornale, si è preoccupato di dare lo stesso risalto mediatico che ha avuto la sua vicenda, che è stata disastrosa per i suoi affetti famigliari, la sua vita privata e professionale. Credo che su questi temi il Governo si possa impegnare tenendo a mente che non si tratta di un argomento di sinistra o di destra, ma riguarda direttamente le garanzie costituzionali e la tutela della dignità della persona.»
In seguito a questo primo intervento (di cui potete ascoltare la versione integrale cliccando qui), nel corso della discussione D’Ettore ha chiesto nuovamente la parola per spiegare meglio la propria argomentazione iniziale (trovate la versione integrale di questo secondo intervento cliccando qui).
«C’è una giurisprudenza in materia in ordine alla proporzione dell’informazione dell’assoluzione di un imputato o del proscioglimento di un indagato rispetto alle qualità informative e aggressive alle quali sono stati sottoposti gli stessi all’avvio dei procedimenti. È quindi chiaro che non c’è spazio per alcun tipo di valutazione ulteriore – ha sottolineato D’Ettore. – Non c’è spazio per non approvare questo ordine del giorno per chi realmente e con coraggio si riconosce nei principi del garantismo e nei principi costituzionale di tutela della persona e della sua dignità. Come si fa a dire no a un impegno che il Governo deve assume o a pensare di poter valutare la possibilità di una modifica? La giurisprudenza in materia è granitica ed è evidente che i diritti della persona sono centrali nella Carta Costituzionale e non avrebbero nemmeno bisogno di mediazione legislativa. Quale necessità c’è, dunque, di chiarire e valutare? Quale forza politica può pensare di rimettere a chissà quale momento la valutazione sul valore della persone che è insito nel sistema? Questo deve essere il senso dell’ordine del giorno: non c’è nulla da valutare, ma bisogna solo ribadire il diritto della persona a essere tutelata nella sua dignità dopo essere stata aggredita per mesi, se non anni, durante un processo penale.»