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Costume e SocietàLetteratura

L’approssimazione degli studi storici sulla realtà politica locrese

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri LX - È giunto il momento di appronfondire il discorso relativo alle istituzioni che regolamentavano la vita politica dei Locresi di Epizefiri. Ma, ancora prima di entrare nel dettaglio, è bene cercare di comprendere in che misura e come siano state oggetto di studio da parte degli studiosi.

Di Giuseppe Pellegrino

Non vi è molta letteratura e gli studi, anche di storici, di vaglio, sono approssimativi. La carenza di studi specifici ha portato a semplificare, senza approfondire concetti che apparentemente propongono una costituzione locrese di tipo oligarchico-aristocratico. Nessuno può negare stravolgimenti anche violenti a Locri, soprattutto dopo l’epoca dei due Dionisio, ma qui l’oggetto dello studio è la nascita di una poòlis e della sua struttura organizzativa-legislativa dall’origine fino al V-IV secolo a.C. Di poi gli stravolgimenti rientrano più nei fatti storici che nei costumi istituzionali, nell’adattamento ai tempi anche delle forme di governo, seppure in forma temporale. Per evidenziare l’equivoco basti iniziare, con riporto testuale, dalle affermazioni di Alfonso De Franciscis che, sbrigativamente, così delinea sulla base delle Tabelle del Tempio di Zeus e di studi coevi sulle stesse al suo, l’organizzazione istituzionale locrese:

Dalle testimonianze superstiti della costituzione locrese si poteva ricavare soltanto che nei tempi più antichi vi era stato un reggimento aristocratico, ma non in senso assoluto, connesso con un gruppo nobiliare delle “cento case” (Polibio XII, 5-6 e sguenti). In questo regime si distinguevano un consiglio (di anziani?) non molto numeroso e di una Assemblea dei Mille. Tale costituzione sarebbe durata almeno fino alla metà del IV secolo, mentre mutamenti violenti si sarebbero avuti con Dionisio II nel periodo in cui soggiornò a Locri e la dominò nel senso di un passaggio da una aristocrazia a un’oligarchia, cui seguì subito dopo un indirizzo chiaramente democratico.

Emanuele Ciaceri, grande storico, sul punto addirittura sorvola con grande eleganza. Semplicemente non ne parla. Intanto tratta la storia di Locri, unitamente a quella di Kaulon e Sckilletio, dimenticando che i primi sono Dorici, e quindi di ispirazione micenea come istituzione; i secondi Achei, con propensione a Istituti più complessi e quasi ingestibili. Ciaceri si dilunga molto sul matriarcato a Locri per ricongiungerlo alla Sacra Prostituzione che, a Locri, Erice, Corinto, Cipro e presso i Lidi, ebbe vita. Niente sulle istituzioni e quasi niente su Zaleuco.
Non diversamente Jean Berard, che sparge diverse notizie storiche in un numero consistente di pagine, per poi dire di Zaleuco confondendolo con Caronda il Legislatore di Turi.
François Lenormant fa di peggio. Scrive con lo schema degli antichi geografi descrivendo i territori da turista informato. Delle città greche della Ionica ne accenna a tutti, ma a Locri non riserva alcun capitolo. Solo, sparse tra i primi due volumi, notiziole messe qua e là. Invero, molte le inesattezze con qualche bugia, che il grande archeologo Falcone Lucifero svela, con l’aiuto del figlio Antonio e del nipote Armando.
Raffaele Speziale ha fatto un grande sforzo cercando di interpretare Demostene e Polibio e conclude per l’esistenza di una assemblea dei Mille, al fine di giustificare la severità delle norme di Zaleuco e sull’obbligo del laccio per la modifica del sistema legislativo.


Edil Merici

La ragione sta nel fatto che le opere che trattano anche un ciclo storico, ben difficilmente possono affrontare questioni monotematiche che possono essere risolte solo studiando il contesto storico, l’evoluzione, la popolazione di uno Stato; o, come nella fattispecie, di una o più città-stato. È avvenuto per Atene; per Sparta; anche per Krothon e altre poleis ma, per Locri, il De Franciscis solo. Con il limite, però, di pensare di risolvere tutto con le Tabelle del Tempio di Zeus e gli studi suoi e di altri in materia.
Più complesso e intrigante Carlo Felice Crispo che non ignora la possibile origine micenea delle leggi e istituzioni locresi. Egli pone il parallelo tra le Leggi di Locri e quelle di Caronda il nomoteta, certo come è che tutto il suo lavoro abbia tratto ispirazione diretta dalle legislazione locresi. Lo storico pone in parallelo la somiglianza delle legge di Turi, Reghion e altre poleis dove Caronda ha lasciato la sua impronta. Trova strano che molte norme abbiano solo caratteristiche leggermente diverse da quelle locresi e così, tenendo presente l’origine dei locresi e la indubbia democrazia a Epizefiri, argomenta su’Assemblea locrese. Premette che Reghion, con la costituzione di Caronda, abbia a base il Consiglio dei Mille più censiti nella pòlis, come i Mille cavalieri cumani, come conseguenza di una aristocrazia guerriera cumana o una aristocrazia commerciale a Reghion. E, tuttavia, a un numero vincolante non può corrispondere una Democrazia aperta a tutti. In conseguenza, argomenta lo storico, il numero di Mille era un numero convenzionale e assai limitato in rapporto alla consistenza degli Stati.
Questa la strada giusta da seguire e, rispettando il percorso, si avranno risposte accettabili.
La Politèia, la Costitizione di Locri può essere spiegata, anche con margini di errore e di approssimazione, solo nel contesto storico della sua nascita e della sua popolazione. A partire dalla stessa terminologia delle parole. Dàmos, Bolà, Magistrato eponimo (Δικαστής επώνυμος ήρωας – Dikastés epónumos héroas), non sono parole vuote, perché in sé stesse hanno dei contenuti giuridici ben precisi. Anche quando si parlerà dell’Esercito Locrese e del perché il comandante si chiamasse solo Strategos (Στρατηγός)e non polemarco, vi è una spiegazione logico-giuridica. Per il resto Alcmeone ci è ancora da guida.
Per l’istituzione del Dàmos, occorre partire dalla fine dalla etimologia della parola stessa. In greco popolo si dice Dèmos μος), mentre sulla dizione di Dàmosdell’Assemblea popolare a Locri non vi sono dubbi. Come spiegarlo?
L’influenza micenea su tutte le legislazioni doriche è pacifica. Che la stessa legislazione micenea abbia influenzato anche Locri, lo testimonia la circostanza che si cerca di spiegare la legislazione zaleuchiana con una netta ispirazione delle leggi di Gortina. Il tema è stato chiarito: sono iscrizioni successive a quelle locresi, ma un’ispirazione più antica non si deve escludere, con la conseguenza che queste abbiano influito e molto sulla organizzazione istituzionale locrese.

Foto di Yair Haklai

Redazione

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