Di Francesco Salerno
Non poteva certo mancare una risposta adeguata al deputato calabrese di Forza Italia, Andrea Gentile, in merito al suo intervento a Montecitorio sul Green Pass.
In breve, il nostro deputato conterraneo ha evidenziato tutta la necessità del suddetto certificato, decantandone i pregi e la funzionalità, senza mancare di aggiungere che i dati scientifici supportano a oggi la validità del lasciapassare. Un intervento, il suo, che si rifà fedelmente alla dottrina di Mario Draghi. Per chi non lo ricorda, fu proprio il Premier a dire «Il Green Pass ci darà la garanzia di ambienti sicuri tra persone non contagiose.»
La falsità di questa affermazione è ormai sotto gli occhi di tutti. Essere in possesso del certificato non garantisce per nulla di non essere contagiati o contagiosi e, anzi, crea al massimo la falsa illusione di poter andare in giro senza protezione o copertura alcuna. Certo, è chiaro che, a oggi, criticare il provvedimento rischia di portare a facili quanto errate conclusioni e a qualcuno che ti accusa di essere un no-vax, di non credere nella scienza e altre nenie di questo tipo.
C’è chi, però, vi mette un po’ più di fantasia e drammaticità nel catalogare i dissidenti del certificato. È il caso, per esempio, di Renato Brunetta, che definì i protestanti «… quattro giapponesi rimasti a manifestare in qualche angolo di piazza italiana, inseguiti dal vituperio delle genti, dal freddo e dalla solitudine». Apprezziamone la vena melodrammatica.
Per concludere, e rispondere in definitiva a Gentile, nonostante resti dell’idea che il Green Pass sia uno strumento politico e non sanitario, capisco l’intervento filogovernativo del nostro deputato. In fondo, con un Draghi elevato a messia della res publica e i suoi provvedimenti a nuove tavole dei comandamenti, chi oserebbe criticarlo e passare così per eretico?
