Il perché delle cose
Di Massimo Pedullà
Un insieme di cose si forma
e si trasforma in quella
reazione a catena del tempo,
ma che non muta l’umano.
Un susseguirsi di volti, pensieri
e modi di fare, quasi sempre uguali.
Con l’uomo nasce il maligno,
l’invidia e quella mania del protagonismo,
con l’uomo nasce l’amore:
quello puro, quello scarno, quello impossibile;
con l’uomo nasce lo sbaglio, l’inganno
e quel sempre “perché martellante”.
E allora ti premi e ti domandi il perché
di quei popoli in quel perenne peregrinare
che vagano senza meta, come un gregge senza un Dio e senza
un massaro;
a collo teso, pronti a quel pugnale sacrifico,
che trafiggerà la faringe,
così pagando senza pietate
per i peccati dell’indegnitudine umana.
Il perché dell’essere, dell’esistere
o dell’essere esistiti,
il perché del bisogno dei miti,
dei baroni, dei cavalieri, dei capi bastoni,
di quella continuità della beffa
e della menzogna della politica dell’uomo.
Il perché di un padre alcolista
o del malcostume di una madre,
di un figlio drogato, paralizzato.
Perché l’ignoranza, la supremazia, la sapienza
l’arroganza, la diversità, i muri, le barriere?
Forse è proprio questa la nostra forza,
lo sballottare tra il bene e il male.
Tutto tende a contrapporsi, a mutare,
importante sarebbe l’equilibrio tra le cose
un riflettere per l’edera e i rovi
che tendono a opprimere gli alberi,
una cosa tende a soffocare l’altra.
Chissà cosa verrà fuori dal pantano.
Cosa succederà, quando quella forza che attrae e respinge
cesserà di esserci?
Allora saremo ribaltati nel vuoto del nulla,
polvere di stelle cadente e vagante
in quell’oscurità dello spazio senza tempo.
E poi forse si formerà, nascerà
o forse esistono già un altro o altri mondi
migliori, peggiori o uguali al nostro.
Chissà se mai potrà cambiare
la condizione e la genetica
dell’uomo e dell’universo.
Foto: supereva.it