ADVST
Costume e SocietàLetteratura

L’ultimo Templare

Le ultime figlie di Lilith


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Valle dell’Indo, anno domini 1310.

Sir Jacque Mout si concesse un sorso d’acqua prima di riprendere il cammino. Era ormai in viaggio da sei mesi. Sei mesi di estenuanti cavalcate, percorsi a piedi, difficoltà e rinunce. Nulla nel suo abbigliamento lo indicava come un membro dell’Ordine dei Cavalieri Templari. Nulla a parte la spada e un medaglione che teneva ben celato sotto gli abiti. Tre anni erano trascorsi da quando il suo maestro, Jacques de Molay, era stato arrestato insieme a quasi tutto l’Ordine. Prima di essere condotto via, il gran maestro gli aveva affidato la missione più importante di tutte.
Jacque aveva iniziato allora un viaggio ai confini del mondo. Per prima cosa era stato in Egitto, ospite di un confratello di nome Miguel Tridad, che avrebbe dovuto aiutarlo a portare a termine la sua missione. Una volta aperto il baule affidatogli da de Molay, i due templari si erano trovati dinnanzi a uno strano cifrario in codice e a un cilindro di pietra nera. Avevano concordato di celare nel deserto il secondo, mentre il primo sarebbe dovuto andare molto più lontano. Era stata un’idea di Miguel non nascondere insieme i due oggetti. La scelta era stata provvidenziale, visto che poco dopo, sulla via del ritorno a Eliopoli, erano stati assaliti. Le donne in nero, o meglio i demoni in nero, avevano teso loro un’imboscata tra le gole rocciose. Miguel aveva combattuto con valore, ma era morto sotto i colpi micidiali delle assassine. Così facendo aveva però dato il tempo a lui di scappare e sottrarsi alla cattura.
«Quanto dista ancora questo luogo?» chiese all’improvviso Jacque alla sua guida.
Il nativo rispose che praticamente erano arrivati e indicò una collina di terra e sabbia proprio dinnanzi a loro. Stando ai racconti locali, sotto quella collina risiedeva una città dimenticata dalla storia. Jacque fece segno all’uomo di andarsene e attenderlo al villaggio vicino, lo avrebbe raggiunto entro sera. Quando fu certo di essere solo, il cavaliere iniziò a scavare con gran foga. Per ore e ore non fece altro che creare un enorme buco nel terreno, tanto grande che alla fine comparve una stele di pietra incisa chissà in quali millenni passati. Il cavaliere smosse una delle pietre del basamento e qui vi pose il cifrario. Nessuno lo avrebbe mai trovato, o almeno così sperava. Fatto ciò, passò il resto del pomeriggio a richiudere la buca.
La luna era ormai alta quando finalmente completò il lavoro. Era esausto ma almeno aveva completato il suo compito. Risalito in sella si diresse infine verso il villaggio. Se non fosse stato così spossato forse si sarebbe accorto prima che qualcosa non andava nel centro abitato. Nessuna lampada era accesa nelle case, né si udivano rumori o odori di cibo e fuoco. Regnava un silenzio totale. Jacque sentì la pelle tendersi e il sangue farsi ghiaccio. Dentro di lui aveva intuito.
Smontò di sella ed estrasse la spada, portandosi al centro del piccolo villaggio. Qui, in una pozza di sangue, giacevano gli abitanti. Erano accatastati uno sull’altro come sacchi di grano. Ognuno aveva spaventose ferite lungo tutto il corpo.
«Sono morti a causa tua, cavaliere» disse una voce nella notte.
Jacque si voltò giusto in tempo per vedere cinque donne emergere dalle tenebre. Erano tutte bellissime e crudeli. Sapeva benissimo chi fossero quegli esseri, così come sapeva che non poteva batterle.
«Stolte assassine demoniache! Il vostro premio è andato perduto, io non cederò mai!»
La prima donna che aveva parlato rise amabilmente e si fece avanti.
«Lo disse anche quell’idiota del tuo maestro e guarda che fine ha fatto… Dacci il cifrario e sarai libero!»
Per tutta risposta Jacque lanciò un urlo e si scagliò contro la donna. Questa venne presa alla sprovvista dall’irruenza del giovane e non riuscì a evitare del tutto il colpo in arrivo. La spada del templare le tranciò di netto la mano destra, che cadde a terra con un tonfo cupo. La donna emise un singolo sibilo di dolore poi, con innaturale velocità, si scagliò contro il templare trapassandolo da parte a parte con il braccio ancora sano. Jacque fissò incredulo la mano che spuntava dal suo petto. Ebbe il tempo di lanciare un’ultima preghiera a Dio prima di morire.
«Non dovevi ucciderlo! Adesso non sapremo mai dov’è il cifrario!» disse una delle donne nell’ombra.
«Questo stolto mi ha tagliato una mano, non ci ho visto più. Non preoccupatevi, però, sorelle. Vi sono altri modi per rintracciarlo e altre opportunità giungeranno a noi!»
Detto questo le cinque figure ritornarono nelle tenebre che sembravano averle generate. Un attimo dopo svanirono insieme alla sabbia del deserto sollevata dal vento.

Continua…

Foto: equivalente.it


GRF

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button