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Costume e SocietàLetteratura

L’evoluzione storica della confisca dei beni

Breve storia giuridica della confisca dei beni


Edil Merici

Di Enzo Nobile e Francesco Donato Iacopino

Per parlare di intestazione fittizia di beni e confisca allargata è bene trattare anzitutto le varie forme di confisca che si sono succedute nel tempo, a partire dalla confisca generale prevista ai tempi dell’antica Roma con la quale il condannato veniva privato di tutto il suo patrimonio fino ad arrivare ai giorni nostri.
La confisca generale di epoca romana, come si vedrà, è rimasta immutata per tutto il periodo medievale, considerato che proprio per l’immobilismo dell’Evo di mezzo vennero tramandati sia la Cultura Classica, sia il diritto romano di cui la nostra rubrica è sicuramente debitrice.
E infatti, proprio in tale periodo storico, avvenne la trascrizione degli antichi codici, lavoro molto simile a quello svolto nella nostra trattazione, in cui anche i monaci, nel raccolto silenzio dello scriptorium alternavano alle ore di preghiera il lavoro di rielaborazione degli antichi testi.
E, come si vedrà, l’istituto della confisca nato come sanzione accessoria, da applicarsi all’intero patrimonio dell’autore di determinati delitti – e così rimasto sino al 1700, salvo alcuni contemperamenti nell’epoca tardo imperiale – con la nascita del liberismo giuridico, di cui uno dei fautori è stato proprio Cesare Beccaria, venne limitato solo a quei beni collegati al reato dal nesso di pertinenzialità onde impedire che il reo, mantenendo la loro disponibilità, potesse commettere altri delitti.
Infatti, ripercorrendo l’evoluzione che ha avuto l’istituto della confisca nel corso dei tempi, ponendo attenzione alle misure di prevenzione, si avrà modo di cogliere esaustivamente le ragioni per cui il legislatore, dietro la spinta delle pesanti critiche contenute nell’opera magna di Beccaria, ovvero Dei delitti e delle pene, partendo dall’istituto della confisca generale, che prevedeva l’apprensione dell’intero patrimonio del reo, giunse a prevedere un rapporto di strumentalità tra bene e reo.
Tuttavia, quei principi garantistici introdotti col liberismo giuridico, sino a non molto tempo fa ritenuti irrinunciabili in ogni Stato di Diritto, sono stati rimessi in discussione dopo il 1982, ovvero dopo l’introduzione nel nostro ordinamento della confisca di prevenzione a opera della cosiddetta legge Rognoni-La Torre.
Difatti, è stata proprio la legge Rognoni-La Torre, concepita come strumento per combattere la criminalità del profitto, a segnare il confine tra la confisca tradizionale e la creazione di nuove forme di confisca che, prescindendo dal nesso di pertinenzialità o anche dalla condanna per uno specifico reato, consentono l’ablazione di tutti quei beni del reo che risultano in sproporzione rispetto al reddito da questi prodotto o dichiarato.
Nuove tipologie di confisca che, certamente, non lasciano indifferenti gli operatori del diritto e i tutori dell’Ordine costituzionale che, memori degli abusi perpetrati in vigenza della confisca generale di matrice romanistica, si vedono, loro malgrado, costretti a convivere col continuo dubbio che si possa contravvenire ai princìpi fondamentali della Costituzione.
E sul valore che ha la storia nel divenire fenomenologico degli istituti giuridici si richiamano due aforismi di particolare significatività, uno espresso da Sant’Agostino D’Ippona che, attribuendo grande importanza alla storia, ebbe ad affermare che “qualsiasi evento storico, per quanto nefasto possa essere, è sempre posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo”,l’altro è stato concepito da Cicerone, che sosteneva che “la storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi.

Foto: iusinitinere.it
Tratto da L’intestazione fittizia di beni e la confisca allaragata, edito da Key editore, collana diretta da Enzo Nobile.

Breve storia giuridica della confisca dei beni


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