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Attualità

Il concetto di sperimentazione e gli articoli di pancia

Pensieri, parole, opere… e opinioni

Alla base della fondazione di Métis, non ci stancheremo mai di ripeterlo, c’è il concetto di sperimentazione. È quella che ci ha convinto a produrre un giornale digitale che presenti le notizie in maniera completa piuttosto che sacrificare l’approfondimento sull’altare dell’Ultim’ora, che ci ha convinto, fin dal primo giorno della nostra attività giornalistica, a realizzare, al fianco della già abusate controparti Facebook e Twitter, anche una pagina Instagram, rivoluzionata proprio all’inizio di quest’anno per lasciare spazio alla presentazione di pillole grafiche che narrino in un carosello di immagini le ultime dal territorio. È quella che ci ha fatto compiere il salto nel vuoto di realizzare un profilo Tiktok chiuso ancora prima che potessimo renderlo pienamente operativo e che ci fa guardare con fiducia a ogni realtà, sperimentale come la nostra, che provi a costruire qualcosa in un territorio da sempre oggetto di decostruzione (intesa come il processo che, banalmente, spinge i più a sminuire le potenzialità della Locride per un generalizzato senso di disillusione nei confronti di una realtà sociale complessa, che troppo spesso viene abbandonata dai propri residenti per la mancanza di opportunità lavorative o della prospettiva di una buona qualità della vita).
E la sperimentazione sta alla base anche delle righe che state leggendo, che nascono dalla necessità di non bucare l’appuntamento settimanale con il mio editoriale pur non avendo, in realtà, qualcosa di concreto da dire sulla settimana appena trascorsa. Ciò che state leggendo, insomma, è stato buttato giù di getto, un articolo di pancia che poco o nulla ha a che vedere con l’opinione ragionata e argomentata alla quale vi ho abituato, ma che cerca di tirare fuori qualcosa dal turbinio di emozioni che ho provato negli ultimi giorni. Esco, infatti, da una settimana che ha messo a dura prova la mia tempra (e so per certo che alcune delle persone che mi stanno leggendo sanno a che cosa mi riferisco) e non ho, ahimè, la prospettiva che le questioni che stanno destando in me preoccupazione possano essere di rapida soluzione, uno stato di ansia che, purtroppo, ha fatto sì che non abbia potuto stare appresso alle ultime notizie del territorio come la mia professione richiederebbe e che mi spingerebbe a scrivere banalmente che questa settimana non sia successo nulla di rilevante quando, in realtà, sono sicuramente molte e assai importanti le novità che la Locride ci ha riservato.
Non cerco di vendere, dunque, che la mancanza non sia stata di chi scrive ma, non me ne voglia chi hi realizzato qualcosa che colpevolmente non ho notato, i sette giorni appena trascorsi sono stati uno strascico della settimana precedente, con il dibattito sulla tragedia di Steccato di Cutro che ha continuato a tenere banco accanto ai primi e sempre più insistiti movimenti in vista delle elezioni amministrative di primavera.
Ma la settimana del rinnovo della segreteria nazionale del Partito Democratico ha anche riportato sul nostro territorio il console italiano a Cancun, originario di Bovalino, Filippo Strano, che ha presentato un progetto ambiziosissimo di rilancio della realtà sociale ed economica della Locride che, se solo trovasse terreno fertile sul quale crescere, potrebbe sovvertire per sempre la decostruzione di cui parlavo qualche riga fa. “Se solo”, tuttavia, perché quanto illustrato da Strano è veramente tanto, forse troppo non solo per un territorio depresso come la Locride, ma per qualunque realtà periferica d’Italia, cosa che rende ancora più importante, ed entusiasmante, il fatto che se ne parli.
Se questo freddo e breve elenco può rispecchiare in qualche modo i temi che bisogna cercare di tenere d’occhio nei prossimi mesi, a voi lettori lascio “compito” giudicare questo editoriale sperimentale, per capire se, in futuro, articoli di pancia come questo possano costituire una proposta interessante o se la sperimentazione, come nel caso di Tiktok, debba lasciare spazio in futuro a un più dignitoso silenzio.

Foto: techprincess.it


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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