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Costume e SocietàLetteratura

Il processo

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri

Di Giuseppe Pellegrino

Sul processo nell’antica Grecia non vi è nessuna letteratura specifica né notizie storiche di grande vaglio. È tuttavia è possibile enucleare il sistema di procedura processuale a Locri, sia in civile che in penale (rectius:iniziativa privata einiziativa pubblica), essendo in concreto il procedimento uguale, sia sulla base del diritto miceneo, sia soprattutto sulle notizie ricavate da Platone, Aristotele, Polibio e altri. Ma anche sul Proemio alle leggi di Zaleuco e l’aneddotica e attingendo dal processo in genere in Grecia.
Si ripete ciò sia sulla base dell’affermata origine micenea delle leggi locresi, sia sulla procedura processuale prevista per le Democrazie dirette da Aristotele, ma anche (o forse soprattutto) sul passo contestato su particolari storici e nell’interpretazione fatta da quasi tutti gli esperti di Polibio delle Storie XII/16. Di pregio, pure, se non soprattutto, il Proemio alle leggi di Zaleuco, se analizzato nella sua essenza e nelle disposizioni di diritto.
Va prima chiarito il sistema della nomina dei giudici e quello del potere di giudicare.Essendo il potere dei Magistrati una mera emanazione della sovranità popolare, ne conseguiva che ciascun cittadino aveva diritto di ricoprire le più alte cariche della polis. Ancora, seguendo Aristotele, il carat-tere della libertà era determinato dal criterio dell’alternanza. Per garantire questo, la durata della carica del sorteggiato era breve e, qualora lo stesso cittadino sorteggiato fosse stato per un seconda volta, non avrebbe ricoperto le stesse funzioni.
Posti questi principi, si può con certezza affermare che a Locri Epizephiri la nomina dell’arconte avveniva per sorteggio tra tutti i kleroi con un’età superiore ai 30 anni, verosimilmente 35. Doveva essere nelle condizioni di prestare il servizio militare e di pagare le tasse. In concreto tutti i cittadini locresi venuti da Locri Opuntia e i loro discendenti. Poco importava che in caso di successione il klèros fosse stato affidato al maggiore dei fratelli, che lo amministrava anche nel loro interesse. I figli maschi erano tutti successibili e il solo limite di non poter amministrare direttamente i beni dotali in successione (funzione spettante al solo primogenito) non li privava della qualità di klèroi. Peraltro, il fatto che la sola amministrazione del klèros fosse affidata al figlio maggiore, comportava di conseguenza non solo il rendiconto dei guadagni sul piano economico, ma anche il pagamento delle tasse per conto degli altri successibili. Quanto al limite di età massima non c’era, se nell’aneddoto raccontato da Polibio, il kosmopolis aveva 90 anni, a detta dello storico.
Occorre, al riguardo, precisare che dalle Tabelle di Zeus emerge una divisione del popolo locrese in tre tribù che, per quel che riguarda il magistrato eponimo, ricoprivano a rotazione la carica. Se questo principio, in uno con quello della rotazione, era ferreo, occorre concludere che il sorteggio dei magistrati, seppur semplice in astratto, si mostrava molto complesso sul piano pratico.
Occorrevano tre ceste con i sassolini ma, soprattutto, chi controllasse la votazione per tribù separate. Di poi, nella dokimasia, occorreva escludere non solo chi avesse già ricoperto la stessa carica, ma anche chi appartenesse a un demo che l’avesse ricoperta precedentemente.
Il sorteggio avveniva indistintamente tra tutti i klèroi e avveniva solo tra i klèroi di una tribù, per poi seguire la seconda e la terza, sempre a rotazione. Questo con un’interpretazione rigida dei due principi, anche se dalle tabelle si evince il criterio della rotazione solo per il magistrato eponimo e per le cariche istituzionali, non per quelle di magistratura ordinaria. Tuttavia, in alta, magistratura torna sempre il numero di tre, tre i polemarchi, tre i hieranmones, tre i proboloi, e non per una questione magica del numero, ma per una concreta rappresentanza paritetica delle tre Tribù, nelle alte cariche della polis.
L’assunzione della carica avveniva all’inizio dell’anno, che a Locri inziava con il solstizio di inverno (22 dicembre) e, quindi, partiva dal 23 dicembre (quando iniziava anche la raccolta della pece) e si concludeva il 22 dicembre dello stesso anno. Il sorteggio, dunque, nel mese di Apellaios, ossia di Apollo, considerato protettore della Giustizia. La fine della carica nel mese di Panàmos.
Ciò prima del 354 avanti Cristo, per la ragione che dopo tale epoca di sicuro, ma anche poco prima, si affermano classi sociali diverse, come quella dei commercianti e degli artigiani. Sono soggetti a tutti gli effetti politai, cittadini, che pagano le tasse e prestano il servizio militare. Ma non sono più tutti solo Greci. Poiché nessuna questione di censo vi era, l’essere agiati o meno economicamente poco influiva sui diritti dei cittadini.

Foto: focusjunior.it


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