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Costume e SocietàLetteratura

Le modalità di voto

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri

Di Giuseppe Pellegrino

Nel IV secolo avanti Cristo, in tale epoca i kleroi erano in piena decadenza, in quanto l’unità immobiliare data a ciascuno all’inizio della vita della polis non era più sufficiente al mantenimento di tante famiglie che nel tempo si erano succedute come legittimi eredi di una unità immobiliare sempre uguale e che non poteva essere divisa. Le nuove classi, dunque, votavano nella dàmos e potevano usufruire di tutti i diritti dei cittadini anche in materia di sorteggio nella magistratura. Sempre alle stesse condizioni: 30/35 anni e l’obbligo di contribuire all’erario e alla difesa della patria.
Poichè, dunque, avveniva che la magistratura era tratta a sorte sugli aventi diritto, si può ricavare quanto appresso e, in ordine al luogo, all’azione proposta, alla procedura processuale e alle prove ammissibili e al loro valore. Va da sé che il sorteggio avveniva tra le persone presenti all’Assemblea. Come sicuramente a livello pratico avveniva con il sistema delle pietre. Impossibile pensare a una votazione con il cartaceo (cartapecora)per una duplice ragione: il costo eccessivo della cartapecora e la difficoltà a gestire una simile votazione in un giorno o più giorni, posto il numero e la diversità delle cariche, e, soprattutto in ragione della presenza dei politai. Da escludere anche l’uso dell’ostrakos (coccio di tegola) per la ragione già detta della necessità di semplificare il sistema di votazione. E poi, la scrittura su un coccio, come sulla cartapecora, a differenza del sorteggio puro, poteva determinare una votazione inquinata. La votazione tramite la deposizione in un contenitore di un sassolino non si prestava ad operazioni ingannevoli.
In genere per sorteggio erano le cariche comuni. Il sorteggio è il mecca-nismo di scelta preferito in Grecia. Restavano escluse le cariche del Magistrato eponimo, quelle militari, e forse anche quelle della Bolà, anche se personalmente propensiamo per il sorteggio. Peraltro, dal termine sassolino deriverà il verbo per indicare sorteggio.
Nei casi particolari, si votava per alzata di mano e questo sistema si chiamava cheirotonìa (appunto, alzare la mano). Ma su tale sistema non vi è traccia a Locri, se non in modo indiretto, ricavandosi il tutto dalle Tabelle di Zeus, dove i magistrati non sono mai uguali, le tre tribù rappresentate sempre, e non vi è la più lontana traccia di designazione dall’alto da parte di un altro Organo. La ragione stava nel fatto che il sorteggio determinava anche l’indipendenza reale e psicologica del magistrato, che nulla doveva ad altri se non alla sorte. Questo sistema lo si può ricavare anche dai poemi omerici.
Cosi, nell’Iliade Omero descrive la procedura più antica del sorteggio, nella bella e infedele traduzione di Vincenzo Monti:

Per certo Ettorre trovería qui tosto
Chi gli risponda. E voi del campo acheo
I più forti, i più degni, a incontrarlo
Voi non andrete con allegro petto?
Tacque: e rizzarsi subitani in piedi
Nove guerrieri. Si rizzò primiero

Il re de’ prodi Agamennón; rizzossi
Dopo lui Dïomede, indi ambedue
Gl’impetuosi Aiaci; indi, col fido
Merïon bellicoso, Idomenéo;
E poscia d’Evemon l’inclito figlio

Eurípilo, e Toante Andremoníde,
E il saggio Ulisse finalmente. Ognuno
Chiese il certame coll’eroe troiano.
Disse allora il buon veglio: Arbitra sia
Della scelta la sorte, e sia l’eletto,
Salvo tornando dall’ardente agone,
Degli Achei la salute e di sé stesso.
Segna a quel detto ognun sua sorte: e dentro
L’elmo la gitta del maggiore Atride.

Quello della scelta delle cariche per votazione/sorteggio, anche solo per un certame, che presupponeva la rappresentanza di tutta la comunità, come sopra, era un sistema vitale nella logica greca, che significava che la carica, anche se delegata apparteneva al popolo, che nella sua totalità poteva aspirare alla stessa.
Nell’insieme della procedura di elezione a magistrato a Locri, essere analfabeta o meno non rilevava, potendo anche un analfabeta essere presente al sorteggio. Di poi, veniva sicuramente escluso con la dokimasia. Perché a Locri leggi scritte e pene certe. Di conseguenza, colui che era chiamato a farle osservare doveva saper leggere sia le leggi sia le pene. Sì poi, analogamente, la sentenza scritta.
Dall’insieme dei presupposti è cosa plausibile che il sorteggio avvenisse nel modo seguente: venivano messe in un’urna un numero di pietre per quanto fossero i presenti; le pietre erano tutte nere, a esclusione del numero esatto di quanti magistrati dovevano essere sorteggiati, includendo all’interno dell’urna un numero di pietre bianche per quanti erano gli arconti da sorteggiare. Chi prendeva la pietra bianca era destinata alla carica per cui si votava.
Qui occorre fare una precisazione: le ceste erano tre, perché tre le tribù ed ognuna aveva diritto a un arconte. In conseguenza, per ogni cesta vi era solo una pietra bianca.

Foto: stateofmind.it


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