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Costume e SocietàLetteratura

Il metaverso (anzi i metaversi): problematiche attuali

Le riflessioni del centro studi

Edil Merici

Di Giuseppe Oppedisano – Avvocato del Foro di Locri

L’Oxford English Dictionary, il principale dizionario storico della lingua inglese, edito dall’Università di Oxford, come ogni anno, anche per il 2022 ha indetto un concorso pubblico per votare l’espressione maggiormente esibita nel lessico comune. Nella classifica dei lemmi più diffusi la più votata è stata Goblin Mode, traducibile con modalità goblin, significante il comportamento inescusabilmente autoindulgente, pigro, sciatto, ingordo e che esplicitamente rifiuta norme e aspettative sociali, solitamente assunto dalle nuove generazioni, quale forma di ribellione agli standard di perfezione ed efficienza imposti dalla moderna società. Al secondo posto si è piazzato il lemma Metaverso, ovvero un neologismo, coniato nel 1992 da Neal Stephanson all’interno del suo romanzo Snow 3 Crash che divenne di uso comune quando, nel 2021, Mark Zuckerberg, nel corso di una conferenza, propose di rinominare Facebook in Meta. La parola nasce dalla sincrasi tra il termine greco meta (l’oltre). Ed il termine latino universus (tutto) ed esprime lo spazio effimero, diverso dal multi sensoriale, indicativo dell’andare oltre l’universo fisico. Il metaverso si identifica in un ambiente 3D, virtuale e di tipo immersivo, dove le persone interagiscono con altre attraverso il proprio avatar. Un ambiente dove la persona può fare tutto quello che vuole, costruirsi una nuova identità digitale, distinta da quella fisica; immaginarsi bello, ricco e potente; può spostarsi, pur non essendo presente, in altro luogo fisico, trasportarsi a lavoro, sottoporsi a una visita medica, accedere alla medicina personalizzata, stare in famiglia o con gli amici, visitare un museo, viaggiare, frequentare l’università, forse a breve anche sposarsi, rimanendo pigro e indolente sul divano.
Il metaverso, in altri termini, non è più il digitale col quale siamo abituati a convivere e che apprezziamo anche; esso è qualcosa di diverso: un mondo a sé dove sogno e realtà (simulata) tendono a sovrapporsi; un mondo che, prescindendo dai contatti umani e dalle relazioni sociali, porta verso un individualismo esasperato. Alcuni (guardando evidentemente con favore a tali nuove realtà virtuali) addirittura definiscono il metaverso come la nuova metafisica. Tuttavia, a ben guardare, o forse per via di qualche latente forma di tecno-scetticismo che affligge chi scrive, non si ravvede alcuna simmetria, alcun equilibrio armonico, tra la metafisica aristotelica e il metaverso: la prima, pur prescindendo o meglio andando oltre, i dati sensibili, mira proprio a comprendere l’essenza assoluta delle cose reali e della vista stessa. Il metaverso, invece, non mira ad altro che a sostituire i dati sensibili (la realtà materiale) con bit di un software che ne costruiscono altri irreali, anche se più confacenti ai desiderata del singolo abitante di tale mondo virtuale. Altri, addirittura, vedono nel mito della caverna di Platone la prefigurazione del metaverso, ovviamente sostituendo le macchine alle catene platoniche che legavano l’uomo, costringendolo a vedere solo l’immagine riflessa delle cose. Precursione che però appare inappropriata, almeno a chi scrive, se si considera che il mito della caverna simboleggia i limiti della conoscenza umana della realtà, mentre il metaverso vuole soltanto sostituire la realtà con un mondo virtuale. Né si può, per le stesse ragioni, fare un parallelismo tra il metaverso e la concezione di Eraclito sulle capacità di apprendimento dell’uomo, laddove afferma che “i molti non colgono la vera natura delle cose in cui si imbattono, né le conoscono dopo averle apprese, ma se ne costruiscono un’opinione”, giacché i molti che pur avendo appreso la natura delle cose, per via dei tipici meccanismi mentali di immagazzinamento delle conoscenze, si limitano ad assimilarne solo dei concetti, guardano alla realtà e non la rifuggono in mondi inesistenti.
L’idea di fondo che alimenta lo svilupparsi del multiverso, altro non è che il desiderio di molti di rimanere nel loro mondo protetto e contemporaneamente vivere esperienze di vita irreali, partecipare a riunioni, a pranzi, fare shopping, vedere concerti, e così via. Addirittura, alcuni avvocati del New Jersey, hanno già stabilito il loro ufficio nel metaverso per fornire servizi di consulenza. Sempre negli Stati Uniti è stato rinviato l’esperimento dell’applicativo DoNotPay, ovvero un algoritmo che avrebbe dovuto assistere un imputato a difendersi in un processo per una violazione di eccesso di velocità. Ancora e sempre in America, alcuni giudici si sono occupati di un caso di violenza a un avatar, avvenuto sulla piattaforma Meta Horizon Worlds, dove l’avatar di una donna è stata condotta forzatamente in una stanza e molestata da altri avatar al cospetto di altri utenti. Una violenza senza contatto, ma che secondo la tesi difensiva avrebbe avuto un grave impatto psicologico e arrecato danno alla serenità della persona.
In tema di realtà virtuale si è giunti ad affermare che nella violenza sessuale commessa mediante strumenti telematici di comunicazione a distanza, “la mancanza di contatto fisico tra l’autore del reato e la vittima non è determinante ai fini del riconoscimento della circostanza attenuante del fatto di minore gravità”.Nonostante ci troviamo agli albori di una nuova era, possiamo sin da ora affermare che, pur essendo il metaverso un mondo virtuale, esso già produce effetti su quello reale. Anzi, a ben guardare, sarebbe più appropriato parlare di metaversi visto che, a oggi, esistono già ben 141 mondi virtuali, creati da aziende private e popolati, secondo alcuni studi, da almeno 350.000.000 di utenti. Trattandosi di piattaforme di proprietà privata e considerando che il metaverso già produce effetti reali, le principali e impellenti questioni giuridiche attengono alla fase della raccolta e utilizzo dei dati personali, compresi quelli biometrici, nonché le problematiche legate alla sicurezza delle persone. Per cui emergono oggi nuove istanze di tutela della privacy, nuove soggettività.

Continua…

Estratto da L’Eco Giuridico del Centro Studi Zaleuco Locri del 30/06/2023

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