ADVST
Costume e SocietàLetteratura

La Legge sull’alienazione del patrimonio: interpretazione e contesto storico

La Repubblica dei Locresi di Epizefiri

Di Giuseppe Pellegrino

Come specificato la scorsa settimana, norma storica riguardante l’alienazione del patrimonio, attribuita a Zaleuco, si riferisce specificamente alla terra e va contestualizzata considerando sia il contesto storico che le conquiste territoriali del tempo. Quindi non va applicata oltre il Fiume Halex. Prova ne è la tabella 32, dalla quale si ricava la possibilità in cui letteralmente è prevista un’entrata per affitto della terra, così espressa: “Secondo il decreto: 20 talenti; (come da reddito) delle donazioni (di terre) site al di là del Fiume Halex”.La lettera della Tabella si presta a un equivoco che sta nella parola donazione (se tradotta correttamente), per la quale sembrerebbe fare riferimento a quei terreni destinati a Klèros; tuttavia, in concreto, è un affitto. Si tratta di terreni di proprietà della polis che venivano concessi ai privati in affitto, molto probabilmente con il sistema dell’offerta maggiore.
D’altronde, le leggi di Zaleuco decaddero, senza mai essere cambiate, per cui si può parlare di disuso delle stesse, in tal momento forse la prassi, se non nuove leggi, ebbe il sopravvento.
Sempre per privilegiare la visione serendipatica, ma anche per dare una visione concreta ed efficace della norma, si riporta un brano del romanzo La legge è uguale per tutti, in cui a Zaleuco, quale magistrato, è affidato il compito di giudicare su una richiesta fatta da Dorimaco, padre di Euridice, di poter vendere il Klèros.

Euridice era figlia di Segesta e di Dorimaco. Segesta discendente dalle Donne delle Cento Case. Dorimaco, proprietario terriero, per volontà della polis, che gli aveva dato un klèros. Ma più che la terra, Dorimaco amava accompagnarsi al di fuori della mura con le donne che la sera si acconciavano con vesti orlate di porpora, cercando nel sesso l’amore che l’algida e altera Segesta concedeva di rado, senza trasporto, quasi come un dono, forte della forza delle Donne delle Cento Case. Dorimaco si curava così poco della proprietà, la cui coltivazione delegava a servi italici o siculi, che presto le sue condizioni economiche divennero precarie. Difficili, quando cominciò a non poter remunerare i servi che lavoravano i campi. Cercò di porre un rimedio chiedendo di essere autorizzato a vendere parte della proprietà, e fu Zaleuco a decidere.
Il giorno dell’udienza Zaleuco, con fare pedante, e con sguardo accusatore, ricordò a Dorimaco che la legislazione locrese era chiara, come chiaro era il suo fine. Nessuno poteva vendere la proprietà e dissipare i beni della famiglia, onde evitare l’accrescersi del latifondo in violazione delle disposizioni della
polis che aveva dato una misura certa di terreno, sufficiente a mantenere decorosamente la famiglia e pagare il tributo alla città; accrescere il latifondo era pericoloso perché la conseguenza era una pericolosa preminenza di uno sull’altro; nessuno poteva vendere, tranne chi fosse stato colpito da calamità naturale devastante. I costumi di Dorimaco erano la causa della sua sventura, non la calamità. Se Dorimaco non era in grado di remunerare servi per coltivare i campi, egli era ancora giovane per farlo direttamente.
«Non coltivi la terra direttamente e non hai beni per remunerare i servi? Hai però buone braccia per lavorare.»
Così sentenziò il kosmòpolis, che si guadagnò l’odio eterno del postulante. E non solo. Se per Dorimaco la sua situazione economica era insostenibile, per Zaleuco non aveva raggiunto il fondo.

Si coglie l’occasione per puntualizzare che la funzione di Zaleuco nella polis locrese non è definibile con certezza. Che egli sia stato un semplice Legislatore, che si sia limitato a dare a Locri le leggi costituzionali e le leggi che regolavano la vita interrelazionale tra i cittadini, è da escludere. La leggenda lo vuole Re-Pastore, da una parte. Dall’altra, vi è chi, come Emanuele Giaceri, racconta che tra i poteri che il Magistrato aveva vi era anche quello di trattare, per così dire, le questioni di politica estera, come quella di trattare con i siculi e/o con le altre polis con cui si avevano rapporti. Invero, si è nella prima fase della Costituzione locrese e delle leggi di Zaleuco, per cui non è dato escludere, che il Legislatore giocasse, per così dire, a tutto campo. Ossia, egli interveniva su ogni questione ritenesse opportuno.
D’Altronde la stessa leggenda dell’accecamento del suo occhio e quella della sua morte, depositano per una funzione sua anche giurisdizionale su quasi tutte le questioni.

Foto: notaiosartori.it

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button