ADVST
Attualità

Anche l’ospedale di Locri ha bisogno del suo Roger Waters

Pensieri, parole, opere… e opinioni

A partire da questa mattina i calabresi hanno ripreso a indossare le mascherine anche all’aperto. La decisione è arrivata nelle scorse ore dal Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto che, seguendo le orme di tanti colleghi governatori giustamente preoccupati dall’incalzare del Covid-19, ha deciso di far scattare una sorta di Operazione: salviamo il Natale resa particolarmente delicata alle nostre latitudini dalle ataviche condizioni della sanità.
Come già accaduto con le precedenti ondate, infatti, anche in questo caso, a preoccupare davvero, non è tanto il numero assoluto di contagi, comunque in costante e preoccupante crescita da ormai diversi giorni, quanto l’ancora insistente carenza di posti letto e servizi adatti ad affrontare con minore angoscia le tante varianti che ci sta riservando il maledetto virus.
Non a caso, in effetti, la decisione di Occhiuto, che ricordiamo essere stato nominato anche commissario della sanità, arriva negli stessi giorni in cui si è tornato a parlare con insistenza di strutture sanitarie in tutta la regione: dal tortuoso iter per la realizzazione del nuovo ospedale di Vibo Valentia al reclamo dei sindacati relativo a che fine abbia fatto il tanto desiderato Ospedale della Piana, passando per la chiusura dell’ospedale di Cariati, struttura di cui, da qualche giorno, reclama la riapertura un testimonial a dir poco d’eccezione. Mi riferisco, ovviamente, a Roger Waters, cofondatore dello storico gruppo inglese di progressive rock Pink Floyd che, nell’ambito di un documentario girato da un altro mostro sacro (questa volta del cinema) come Ken Loach, ha chiesto in buon italiano l’apertura immediata del polo sanitario del piccolo centro del cosentino, facendo da straordinaria e inaspettata cassa di risonanza alla lotta condotta dal sindaco Filomena Greco. Un perfetto esempio di come, in questi tempi strani, una battaglia provinciale possa divenire virale grazie all’interesse di una persona di successo che, come nel caso de quo, non vanta alcun legame con il nostro territorio.
Da quando ho sentito per la prima volta questa notizia mi domando se questo non sia davvero un momento storico per la nostra Regione che, complici gli eventi degli ultimi mesi, poterebbe aver trovato un nuovo canale per sbloccare lo stallo di cui soffre il settore sanitario. Augurandomi sinceramente che la lotta per l’ospedale di Cariati possa avere esito positivo e, soprattutto, che faccia scuola per tutte le altre strutture per cui sindaci e cittadini lottano quotidianamente nella speranza che il proprio appello venga accolto dalla politica, la mia preoccupazione resta però che questo sia un treno su cui, una volta di più, la Locride potrebbe non essere in grado di salire.
Ho ancora un vivido ricordo di quello straordinario fiume di cittadini che, durante uno splendido sabato mattina ottobrino del 2015, si riversò nel parcheggio dell’ospedale di Locri per chiederne la salvaguardia (e perché no, il potenziamento) dei servizi. Ricordo bene tutti i successivi Sanità Day organizzati con testarda determinazione dal sindaco di Locri Giovanni Calabrese, la raccolta firme avviata dal Comitato dei sindaci della Locride, le inchieste delle più svariate trasmissioni televisive, le riunioni operative con esponenti illustri della politica metropolitana e regionale, le rassicurazioni dei commissari e dei ministri che sono venuti a visitare la struttura… Eppure proprio dell’ospedale di Locri, in queste settimane, ci si ostina a non parlare. Nonostante gli sforzi, nessun Roger Waters si è interessato della nostra disperazione lanciando un messaggio che raggiungesse tutto il mondo né sindacati e politici locali, (forse giustamente) impegnati a organizzare le manifestazioni natalizie, si sta preoccupando di mantenere alta l’attenzione sul tema come sta accadendo in altri luoghi della regione.
Ci si sta, insomma, crogiolando un po’ troppo sulla comunque meravigliosa e coraggiosissima iniziativa dell’Associazione Angela Serra, decisa a donare una ristrutturazione completa di una delle ali dell’ospedale per trasformarlo in un reparto oncologico all’avanguardia. Un’iniziativa di cui non smetterò mai di tessere le lodi ma che, al netto della necessità di avere un reparto di questo tipo e della possibilità di dimostrare attraverso la sua realizzazione che anche alle nostre latitudini si possono fare cose straordinarie, rischia di erigere una cattedrale in mezzo al deserto.
Insomma, facciamo pure passare le feste, ma poi si riprendano subito le redini dell’emergenza e si riprenda, soprattutto, a parlare seriamente di sanità nella Locride, anche, perché no, cercando un testimonial che possa prendere a cuore la nostra lotta.
Altrimenti la mia paura è che, mentre il resto della Calabria troverà il modo di ritagliarsi il suo posto al sole, la Locride sarà costretta a rimanere relegata sul lato oscuro della Luna…

Foto: virginradio.it

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button