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Ricordati di politicizzare le feste

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Gedac

Con l’avvento della festa dell’Immacolata (al netto delle luminarie che già danzano all’interno delle abitazioni private e delle attività commerciali già da un paio di settimane) è stata ufficialmente inaugurata la stagione delle feste natalizie. Un periodo quest’anno più che mai segnato da timori e preoccupazioni per un futuro che appare molto incerto sia in ambito nazionale (vedi i grattacapi per la discussa manovra di bilancio) sia in ambito internazionale (lo spettro onnipresente della guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica). Elementi di per sé sufficienti a rendere questo il terzo Natale viziato delle incertezze dopo quelli resi nefasti dalla pandemia ma che, a differenza di quanto accaduto nel 2020 e nel 2021, ci permette anche di assistere a un tentativo di ritorno alla normalità maggiormente deciso.
Per restare nel nostro comprensorio, infatti, è assai improbabile che, quest’anno, il Locri on Ice si riveli una sorta di coito interrotto a causa di improvvisi e (in)attesi focolai da Covid-19 e, anzi, la maggior fiducia degli organizzatori non solo ha permesso di stilare un calendario di eventi più ricco che mai, ma convinto anche i vicini sidernesi a realizzare una propria manifestazione natalizia che vi attende tutte le sere, con la stessa formula, in Piazza Portosalvo.
Ma la moda delle tensostrutture in piazza, ormai, è sdoganata “dal Manzanarre al Reno” (Alessandro Manzoni non me ne voglia), come dimostrano le installazioni che stanno spuntando come funghi dopo un temporale estivo in praticamente ogni centro abitato non solo del nostro comprensorio, ma dell’intera Penisola. La Regione Calabria, ad esempio, ha deciso di installarne una nientemeno che in Piazza Duca D’Aosta a Milano (quella che si trova dinanzi alla Stazione Centrale, per intenderci) all’interno della quale si fa una gargantuesca promozione del nostro territorio sotto il marchio varato dalla giunta Occhiuto Calabria Straordinaria. Una scelta (non esclusivamente godereccia e di intrattenimento, ma anche e soprattutto promozionale) che ha fatto storcere il naso a molti, dal sindaco leghista Andrea Capelletti per come raccontatovi da Francesco Salerno nel suo ultimo articolo, ai sindacati che hanno considerato eccessiva la spesa per realizzare questo villaggio calabrese nel cuore della capitale economica d’Italia.
Il Natale in tenda, in effetti, si sta rivelando croce e delizia di cittadini e attori politico/sociali che dibattono per mesi sulla sua utilità. Divenuto un affare economico non da poco (con buona pace della Chiesa che ci invita a vivere il Natale con maggiore semplicità e raccoglimento) e soluzione più vantaggiosa ed efficace per realizzare la tanto agognata destagionalizzazione turistica, è il vanto delle amministrazioni che lo organizzano e la summa di tutti gli abusi secondo le opposizioni che, a cadenza annuale, rilanciano sempre sulla sua scarsa liceità e sul pericolo sociale che costituisce (salvo poi organizzare qualcosa di tremendamente simile non appena vincono le elezioni). È orgoglio dei cittadini che hanno finalmente qualcosa da fare durante le fredde e deserte serate d’inverno e causa di rabbia e stress per i residenti delle zone limitrofe alle piazze in cui viene organizzato, occasione di svago unica per i festaioli e copia carbone di una qualunque fiera di paese per chi è invece amante di copertine e tisane.
Personalmente ritengo che questo genere di manifestazioni, al netto di necessarie revisioni tecniche (una su tutte, per rimanere nella mia Locri, la puntuale frantumazione delle pietre pavimentali di Piazza dei Martiri per l’installazione dei piloni di sostegno) restino un toccasana per le nostre comunità altrimenti destinate a rimanere ripiegate sulla loro stessa solitudine, ma è pur vero che, complice una serie di circostanze, sia diventato davvero insopportabile il chiacchiericcio che se ne fa, destinato a mettere puntualmente da parte il proverbiale “a Natale siamo tutti più buoni” per sfociare nell’ormai onnipresente polemica politica.
Nel clima propositivo che si dovrebbe respirare nella parte conclusiva dell’anno, mi domando, non sarebbe più utile che chi critica il Natale in tenda si faccia promotore di iniziative alternative rimandando al termine delle festività gli appunti di natura politica (e polemica)? Sarebbe un modo per rendersi meno invisi alla comunità, per fare qualcosa per il paese e per farsi dare più credito in occasione degli interventi oppositori all’operato di organizzatori e amministratori. E chissà che tra dieci anni, a quest’ora, non staremo parlando della nuova tendenza delle manifestazioni natalizie sdoganata da quel tale che si era reso conto che fare sia meglio di parlare.


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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