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Attualità

Se l’arresto del boss diventa gossip…

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

In un Paese normale, la cattura di un superlatitante come Matteo Messina Denaro avrebbe messo la parola fine ad anni di angosce e vessazioni, venendo accolta urbi et orbi come la conquista per eccellenza del sistema giudiziario statale.
Che l’Italia non sia un Paese del tutto normale, tuttavia, lo ha già evidenziato nella sua riflessione in merito Francesco Salerno, salvo che se la cosa si fosse limitata esclusivamente alla cartucciera di strane coincidenze tra le modalità di arresto e le dichiarazioni effettuate in tempi non sospetti da Salvatore Baiardo, le stranezze si sarebbero potute anche accettare. Invece la spolverata alla spinosa questione delle trattative Stato/Mafia è stata solo il sassolino che ha preannunciato la valanga perché, come troppo spesso accade, nell’ultima settimana non si è fatto altro che sguazzare nel trogolo dell’informazione gossippara, rendendo anche una notizia seria e drammatica come quella in questione occasione ideale per soddisfare un voyeurismo patologico.
Dal riascolto morboso del resoconto dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo da parte di Vincenzo Chiodo al “Vaffanculo” vomitato in diretta da Pif all’indirizzo del vicino di casa connivente che la sapeva più lunga dalle Forze dell’Ordine, passando attraverso la descrizione minuziosa del rifugio del boss, delle sue letture, delle cure, degli scontrini e persino delle sue abitudini sessuali, dai pallidi schermi dei nostri televisori o dagli impersonali altoparlanti delle nostre radio si sono riversate centinaia di ore di contenuti dedicati esclusivamente ai particolari scabrosi della latitanza di Messina Denaro, senza che sia stato dedicato il giusto tempo, invece, all’impegno degli inquirenti o a ciò che dobbiamo aspettarci adesso da una Mafia che sembra avere sempre meno punti di riferimento.
Accampando la scusa dell’informazione, ci siamo limitati a fare pettegolezzo spostando una volta di più l’attenzione del pubblico dalla cronaca al costume, realizzando, in definitiva, i più sudati incubi degli ideatori di distopie.
Assistendo con sgomento crescente a questa esacerbazione di morbosità, mi sono ritrovato a farmi una domanda che si è rivelata essere una variante del celebre paradosso dell’uovo e della gallina: quella che ho definito informazione gossippara è nata per lo spostamento degli interessi della società civile, o è la società civile a essersi adeguata a questo nuovo modo di fare informazione?
Non ho le competenze sociologiche per dare una risposta a tale quesito (e invito anzi eventuali sociologi “in sala” a provare a dare una risposta stimolando il dibattito in merito) ma mi sembra evidente che, quale che sia stata l’origine di questo fenomeno, oggi ci troviamo dinanzi al proverbiale cane che si morde la coda: non fornendo alla società un’alternativa seria all’informazione gossippara essa si nutre dei particolari scabrosi finendo con il desiderarne sempre di più, legittimando così la scomparsa del giornalismo d’essai. Un processo indubbiamente agevolato dalla traslazione dei media sui social di cui parlavamo la scorsa settimana, ma che, in epoca di contrasti generazionali, la dice anche lunga su quanto i Boomer e la Generazione X (e, in parte, ormai, anche i Millennial) abbiano finito con il piegare alle esigenze sbagliate le potenzialità di un media (la rete) che hanno dimostrato di non comprendere appieno. Sentendosi legittimati a girare tutto a tarallucci e vino, “gli adulti” hanno finito, in definitiva, con l’essere la causa reale della distorsione dei valori e della perdita degli interessi che imputano alla Generazione Z, chiamata adesso rimettere ordine tra le ceneri del mondo.
Un bel salto in avanti rispetto a quando la Democrazia Cristiana si faceva compulsivamente il segno della croce davanti alla sigla di Non è la Rai


Gedac

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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