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Attualità

…e ricordiamoci che sono le mafie ad avere paura di noi

Sono 26 anni che Libera celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Da oltre un quarto di secolo, durante l’equinozio di primavera, non è solo la natura a tornare a nuova vita, ma anche il ricordo di 1.031 persone che, nel corso dei decenni, sono state assassinate in nome della paura per una coraggiosa normalità che avrebbe potuto far prendere coscienza alla società civile di quanto codardi fossero i signorotti che pretendevano di stare al di sopra delle regole. Anche la Locride ha pagato un prezzo molto alto, che abbiamo voluto ricordare con un approfondimento che ci permetterà di ripercorrere non tanto le storie drammatiche di chi ha perso la vita, ma le tappe di una corsa alla normalità che oggi hanno garantito al nostro comprensorio di avere maggiore coscienza di che cosa la criminalità organizzata sia e di quale sia il posto nel quale deve essere relegata.
Cominceremo approfondendo proprio il significato dell’iniziativa di Libera grazie a uno scritto di Marisa Romeo, per poi ripercorrere, in ordine cronologico, le storie delle persone che hanno fatto saltare la mosca al naso alla ‘ndrangheta, mostrandone le debolezze: Rocco Gatto, Vincenzo Grasso (che sarà ricordato dalle parole della figlia Stefania), Raffaella Scordo, Antonino Marino (ricordato anche in questo caso con un’intervista alla moglie Rosetta Vittoria Dama), Stefano Ceratti, Domenico Nicolò Pandolfo (par ricordare il quale abbiamo parlato con il figlio Marco), Lollò Cartisano (ricordato in maniera toccante da Filippo Musitano), Fortunato Correale. E poi un trittico di interviste incentrate su Massimiliano Carbone, Gianluca Congiusta (per la quale ringrazio di cuore Simona Musco) e Renato Vettrice, che ci porteranno nel cuore di quel 2005 di sangue che ci ha costretto ad assistere anche alla morte di Fortunato La Rosa e Francesco Fortugno. Chiuderemo, dunque, con uno speciale appuntamento con la rubrica La Voce Letteraria, in cui Luisa Ranieri ci presenterà un racconto in cui descrive le sensazioni di chi assiste, impotente, a un omicidio di ‘ndrangheta e con una riflessione del mai banale ex sindaco di Benestare Rosario Rocca, che evidenzia invece le criticità strutturali del Mezzogiorno cogliendo, dietro le illusioni di una terra di confine come la Calabria, la speranza del cambiamento.
E, come di consueto, se tutto questo non vi sembra abbastanza, non tralasciate la videointervista che Giovanni Ruffo ha fatto a Deborah Cartisano non solo in qualità di figlia del compianto Lollò, ma anche in qualità di referente di Libera Locride, che approfondisce meglio di chiunque altro il vero senso della giornata di oggi.

Foto: napolitan.it

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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